Una rivoluzione nel lavoro: nei nuovi contratti nazionali entra la qualità. Proposta di Cifa, Confsal e del fondo Fonarcom: è ora di innovare pure i contratti collettivi

Una terza via nell’attuale modello di contrattazione, sparigliando l’ormai datata divisione tra i Ccnl confederali e Ccnl autonomi, accusati questi ultimi, e spesso non a torto, di fare dumping. È questa la strada aperta da Cifa e Confsal, con il supporto determinante di uno strumento come Fonarcom, il Fondo paritetico interprofessionale nazionale per la formazione continua già scelto da oltre 170mila aziende e più di un milione e 150mila lavoratori. L’iniziativa punta su una diversa qualità dei contratti, che pur mantenendo gli stessi livelli retributivi dei contratti leader – sotto la cui soglia si avrebbero contratti pirata – introduce massicce dosi d’innovazione normativa e numerosi istituti migliorativi.

MODELLI A CONFRONTO. Il modello è stato presentato in tutti i dettagli nel corso di una tavola rotonda promossa da Fonarcom nell’ambito del Festival del Lavoro. Alla luce di una disamina scientifica condotta dall’Università di Verona e dal Centro studi Incontra, i contratti Cifa si sono rivelati una vera sorpresa. Per la prof. Donata Gottardi (UniVerona) “sono riscontrabili risultati significativi che consentono di avvalorare l’ipotesi di relazioni sindacali non riconducibili a sistemi semplicistici. Tra i contratti tradizionali e i contratti pirata esiste un mondo in fermento e fortemente innovativo”. La disamina è stata possibile grazie all’introduzione, per la prima volta, di “parametri di comparazione” tra i diversi Ccnl. Parametri non indiscutibili, ma una buona base di discussione per individuare criteri condivisi ai fini della valutazione della qualità contrattuale. Gli esiti della ricerca non hanno lasciato indifferente il presidente del Cnel, Tiziano Treu, secondo cui sul contrasto al dumping contrattuale nel nostro Paese “appare condivisibile la proposta di creare un sistema di controllo e certificazione mediante cui individuare i contratti collettivi regolari, quelli, cioè, che rispettano determinati indicatori qualitativi e quantitativi, e quelli invece pirata. Ciò appare maggiormente condivisibile alla luce della recente circolare 7/2019 dell’Ispettorato nazionale del lavoro che ha chiarito l’importanza del controllo sostanziale e non di quello formale per ciascun Ccnl”.

FUTURO. E proprio il presidente del Centro studi Incontra, Salvatore Vigorini, ha ricordato il cambio di posizione dell’Inl, che con la circolare 7 consente i benefici economici precedentemente negati a chi applica i contratti non confederali a patto che i criteri retributivi siano pari o superiori. Il presidente dell’Associazione Lavoro&Welfare, Cesare Damiano, ha sottolineato come la contrattazione collettiva sia un istituto previsto dall’art. 39 della Carta. “In questo senso, è giusta la verificabilità degli indicatori qualitativi e quantitativi dei contratti ai fini della qualità degli stessi, anche commisurandola con quella dei contratti confederali. Usciamo da una visione manichea. Oggi c’è una tripartizione: ci sono i Ccnl cosiddetti ‘leader’ dei confederali, ci sono i Ccnl pirata e ci sono i Ccnl che, nel rispetto dei criteri standard, puntano anch’essi alla qualità”. Per il presidente della datoriale Cifa, Andrea Cafà, e per il segretario generale del sindacato Confsal, Angelo Raffaele Margiotta: “I Ccnl Cifa-Confsal hanno dimostrato di aver superato la prova della comparazione con i contratti leader e di contenere diversi spunti d’innovazione risultando in linea con quanto auspicato a Ginevra – in occasione dei 100 anni dell’Oil cui ha partecipato anche il presidente Mattarella – dalla Commissione mondiale sul futuro del lavoro. Abbiamo potenziato la formazione continua, affermato un sistema di politiche attive, valorizzato la parità di genere e, infine, costruito un sistema di protezione sociale attraverso attività di welfare. Tutto questo grazie al forte sistema di bilateralità”.