Una stampa che va da Dio. Grandi manovre in Vaticano. Giornali e giornalisti alla corte di Francesco. La rivoluzione del Papa tocca pure i quotidiani

Una stampa che va da Dio. Grandi manovre in Vaticano. Giornali e giornalisti alla corte di Francesco. La rivoluzione del Papa tocca pure i quotidiani

di Salvatore Lontrano

Informazione cattolica? C’è maretta e gli equilibri, un tempo abbastanza scontati, si modificano. Basta guardare il borsino vaticano dei giornalisti d’Oltretevere: a tutti non sfugge l’ascesa del bravo Andrea Tornielli, che dal berlusconiano Il Giornale nei tardi anni ‘90 fino al 2011, oggi veleggia spedito dalle pagine di Vatican Insider, il dorso online dedicato alla Chiesa de La Stampa. E con quali risultati, visto che da poco ha pubblicato il libro intervista con Papa Francesco: “Il nome di Dio è misericordia”. Un grosso successo, che supera per certi versi la preminenza di una realtà come Il Corriere della Sera, che ha il merito della prima intervista al mondo di un Papa ad un giornale.

TERRENO MINATO – Indro Montanelli colloquiò con Giovanni XXIII che gli annunciò il Concilio Vaticano II ma Cilindro, non avendo molta pratica di preti e Chiesa, capì che il Papa avesse convocato un Concistoro, che serve invece o a creare cardinali o a prendere decisioni importanti della Chiesa ma non di portata cruciale come quelle prese da un Concilio. E poi, nel 1965, Alberto Cavallari fece una vera e propria intervista a Paolo VI, figlio a sua volta di un bravissimo avvocato e giornalista. Repubblica è vicina al Papa argentino, grazie all’ottimo feeling che Jorge Mario Bergoglio ha con Eugenio Scalfari. Il Fondatore ha spiegato alla festa per i 40 anni di Repubblica che il Papa gli ha chiesto di non convertirsi perché sennò – gli ha detto Bergoglio – poi un altro non credente come Scalfari con cui dialogare per trovare nuovi stimoli non saprebbe dove trovarlo. Pubblico divertito e plaudente. Il Foglio post Giuliano Ferrara sta virando sul conservatore persino più spinto di prima, come quasi oltranzista è diventato Antonio Socci, ciellino Doc, nelle sue tirate pubblicate su Libero. Evvabbè. Passando al giornalismo cattolico vero e proprio, eccoci ad Avvenire. Il quotidiano dei vescovi, autore di nobili battaglie che conduce in solitaria informando su pedofilia, Terra dei Fuochi, esuli istriani (per citarne alcune), risente però delle differenze di vedute interne alla Cei, la Conferenza Episcopale Italiana.

NUOVE LEVE – Nella contrapposizione tra il presidente cardinale Angelo Bagnasco e il segretario Nunzio Galantino, le linee si differenziano e il giornale diretto da Marco Tarquinio un po’ arranca (pur guadagnando copie). Se andiamo però in Vaticano, all’Osservatore Romano, c’è chi dice che ormai sia tempo di sostituzione. Giovanni Maria Vian potrebbe essere in via d’uscita dal quotidiano del Papa, mentre per il momento sembra brillare un po’ meno la stella di Lucetta Scaraffia, sotto il papato di Benedetto XVI astro nascente del quotidiano vaticano. E poi? E poi ci sono le diocesi. Dove direttori dell’Ufficio Comunicazioni sociali di importanti diocesi del Nord, come Torino, Milano e Bergamo, hanno imparato come trattare i giornalisti. Coltivando attente amicizie con loro.