Unioni civili, le vane trincee dei centristi. Per i cattodem e Ncd si rischia l’eclissi totale

di Lapo Mazzei

Certo, dentro e fuori al dibattito sulle Unioni Civili non c’è la tensione morale degli  anni settanta, davvero formidabili per alcuni aspetti, dato che la partita è stata politica più che ideale. Però, anche se in filigrana, dal braccio di ferro fra la famiglia arcobaleno e il Family Day emerge il senso del riscatto, della rivincita, dei cosidetti cattodem, ennesima declinazione dell’ennesima minoranza del Pd.

I cattolici che hanno perduto la battaglia del divorzio, quella dell’aborto e pareggiato quella sulla procreazione medicalmente assistita hanno capito che non potevano permettersi, per motivi di coscienza, di perdere anche quella sulle unioni civili, a cui legata quella sull’utero in affitto, e  la successiva sulla liberalizzazione delle droghe e la ventura sull’eutanasia. Insomma, un rosario di scommesse, di scelte epocali, capaci di modificare la fisionomia della società italiana, portandola dal passato nel presente indicativo. Peccato, però, che tra la silente ambiguità di parte della gerarchia ecclesiastica e l’immobilismo quasi totale di Diocesi e Parrocchie, a cui si contrappone l’animazione e il fermento del movimentismo laico, sembra che i cattolici siano quasi del tutto assenti dal dibattito culturale, politico e giuridico sulle unioni civili, dal quale rischiano di uscire con le ossa rotte. Se il disegno di legge Cirinnà dovesse superare indenne la prova del Senato, e gli elementi per affermarlo ci sono tutti, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, otterebbe un duplice risultato: capitalizzare il voto del mondo gay e ridurre ai minini termini il peso specifico dei centristi e dei moderati. In pratica il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano tornerebbe a fare la stampella del governo, con il benefit delle poltrone da difendere, mentre i cattolici, non solo dem, finirebbero nel cono d’ombra che la storia va loro costruendo, ovvero marginali rispetto all’esecutivo e marginalizzati nel contesto politico nazionale. Una fine senza fine.

Certo, dem, cattolici e moderati, ci hanno provato, non solo prendendo posizioni forti, assumendo una posizione sulla scena pubblica in difesa della famiglia contro le aberrazioni del mondo secolarizzato odierno che la vuole precipitare in un coacervo di insensatezze e strabismi giuridici, ma non hanno trovato la forza per superare il muro del suono, capace di trasformare la voce della piazza in un coro nazionale. Questo, forse, è stato il vero limite di questa partita, dove il Vaticano è stato in panchina e mai realmente in campo. D’accordo il voto finale deve ancora arrivare e le sorprese sono sempre possibili, ma le chiavi di lettura sembrano essere già scritte, al di là di voti segreti e accordi sottobanco. Un punto resta aperto e in qualche modo rappresenta la scialuppa di salvataggio dei cattodem.  I 29 senatori di area cattolica del Pd potrebbero votare le proposte di stralcio, al momento presentate da Forza Italia, per evitare che nella legge sulle unioni civili entri anche la stepchild adoption per le coppie dello stesso sesso. Una posizione illustrata dalla senatrice Rosa Maria Di Giorgi, spiegando che la stanno “valutando”. “Certo, noi preferiremmo che venisse approvato il nostro emendamento sull’affido rafforzato ma se si arriva alle forzature e agli strappi non si ottiene nulla”. La senatrice Cattodem  ha spiegato che “non è vero che il Paese è lacerato, il Paese, vedrete, darà ragione a noi. Non è il Far west se non passa la legge”.  Ecco, vedremo come reagirà davvero il Paese…