Usa, bufera su Obama: spiati anche giganti del web come Google e Facebook

La bufera sul controllo dei dati telefonici da parte del governo degli Stati Uniti si estende al web. Dopo che il quotidiano britannico Guardian ha rivelato ieri che i tabulati di milioni di utenti della compagnia telefonica Verizon sono tenuti sotto controllo dallo scorso 25 aprile, non solo è emerso che si tratta di una pratica consolidata utilizzata anche in precedenza, ma il Washington Post ha anche riferito dell’esistenza di un programma di nome Prism che permette a Nsa e Fbi di controllare i dati di società che operano su internet. Tra queste anche Microsoft, Yahoo, Google, Facebook, PalTalk, AOL, Skype, YouTube e Apple.
WP: CONTROLLI ANCHE SU COLOSSI DEL WEB. Secondo il Washington Post, estraendo da questi siti audio, video, fotografie, e-mail e documenti, gli analisti rintracciano i movimenti e i contatti fra le persone. Non è chiaro, tuttavia, se il programma Prism prenda di mira solo sospetti specifici o raccolga anche dati di altri americani. Il Washington Post ricorda che su PalTalk sono stati pubblicati numerosi post relativi alla Primavera araba e alla guerra civile siriana e aggiunge che presto dovrebbe essere incluso nel programma anche Dropbox.
I GIGANTI DEL WEB CHIARISCONO. Google, Facebook e Yahoo rispondono spiegando che non forniscono al governo alcun accesso diretto ai loro dati. In una nota, Google fa sapere che rivela al governo i dati degli utenti in conformità con la legge e che tutte le richieste del genere vengono valutate in modo attento. “Di volta in volta c’è chi sostiene che abbiamo creato per il governo una porta d’accesso di servizio ai nostri sistemi, ma Google non ha una ‘porta di servizio’ per il governo per accedere ai dati degli utenti privati”, afferma il gigante di Mountain View.
LO SCOOP DEL GUARDIAN SUI CONTROLLI DEI DATI TELEFONICI. Secondo quanto ha riferito ieri il Guardian a proposito della monumentale raccolta di dati relativa alle telefonate degli utenti Verizon, il tutto sarebbe partito da una decisione emessa lo scorso 25 aprile dal giudice Roger Vinson della Corte per la sorveglianza dell’intelligence estera (Fisa), che offriva all’Fbi un diritto illimitato di ottenere i dati relativi al periodo di tre mesi fino al 19 luglio prossimo. In base all’ordine, del quale il quotidiano britannico ha visionato una copia, Verizon deve fornire all’Agenzia di sicurezza nazionale Usa (Nsa) “in maniera continuativa, quotidianamente” i dati relativi a tutte le chiamate effettuate attraverso i suoi sistemi, sia domestiche che tra gli Stati Uniti e altri Paesi, fornendo all’amministrazione i numeri di telefono delle due parti della chiamata, dati sulla localizzazione, l’ora e la durata della chiamata, ma non i suoi contenuti.
Non telefonate intercettate, dunque, ma controllo sui dati relativi alle telefonate e alcuni esperti dell’intelligence hanno sottolineato che ordini del genere erano vigenti anche per altre grandi compagnie telefoniche. La base legale dell’ordine sarebbe il Patriot Act, approvato dopo gli attacchi dell’11 settembre. Si tratta della prima prova di un programma di massiccia raccolta di dati mirata a combattere il terrorismo dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001.
BUFERA SU OBAMA. Intanto si è sollevato un polverone sull’amministrazione Obama, accusata da più parti di intrusioni indiscriminate nella vita privata dei cittadini. ‘George W. Obama’, titola per esempio l’Huffington Post. Dall’altra parte, però, molti deputati tra cui diversi repubblicani difendono l’efficacia del programma e il presidente della commissione intelligence della Camera Usa, Mike Rogers, ha detto che la raccolta dei dati relativi alle telefonate ha permesso di sventare un attacco terroristico negli Stati Uniti, senza però fornire dettagli.
INTELLIGENCE: FUGA NOTIZIE PONE RISCHI SICUREZZA. A seguito della diffusione delle informazioni sui programmi di sorveglianza ha fatto sentire la sua voce anche il direttore dell’intelligence nazionale degli Stati Uniti (Dni), James Clapper, in un raro intervento pubblico. La fuga di notizie sul programma relativo a internet è “riprovevole” e il fatto di riferire della raccolta di dati telefonici potrebbe danneggiare in modo duraturo e irreversibile la capacità del Paese di rispondere a eventuali minacce alla sicurezza, ha detto Clapper, aggiungendo che le notizie riportate da Guardian e Washington Post conterrebbero inesattezze e avrebbero omesso informazioni chiave. Il capo degli 007 ha allora fornito alcuni dettagli sul programma relativo al controllo dei dati telefonici, perché ha detto che gli americani devono conoscerne i limiti. Tra questi dettagli anche il fatto che la Corte speciale per la sicurezza nazionale, cioè la Fisa, rivede il programma ogni 90 giorni e che la Corte stessa vieta al governo di setacciare i dati telefonici in modo indiscriminato. Le richieste vengono autorizzate solo quando i fatti supportano un ragionevole sospetto, ha detto Clapper.
FONTE GOVERNO: PROGRAMMA E’ PER CITTADINI NON AMERICANI. Un alto funzionario dell’amministrazione Obama inoltre, parlando a condizione dell’anonimato, riferisce che la raccolta di informazioni sulle comunicazioni di cui riferiscono gli articoli del Guardian e del Washington Post riguarda “procedure estensive, specificatamente approvate dalla Corte per assicurare che solo i cittadini non americani fuori dagli Stati Uniti vengano presi di mira”. Inoltre per la fonte, queste procedure “riducono al minimo l’acquisizione, la conservazione e la diffusione di informazioni accidentalmente acquisite relative a cittadini Usa”. La stessa fonte ha aggiunto che il Congresso ha recentemente riautorizzato il programma. La senatrice democratica Dianne Feinstein, presidente della commissione intelligence del Senato, aveva detto ieri che l’ordine del quale aveva riferito il Guardian era un rinnovo trimestrale di una pratica consolidata supervisionata da giudici federali che bilanciano gli sforzi per proteggere il Paese dagli attacchi terroristici con la necessità di salvaguardare la privacy degli americani. I poteri di sorveglianza sui cittadini sono garantiti dal Patriot Act approvato dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, che è stato rinnovato nel 2006 e poi nuovamente nel 2011.