Verdini fuori dalla partita dei sottosegretari. Zanetti rifiuta la conferma come viceministro, ma elogia Renzi: “L’unico che rispetta gli impegni”

I sottosegretari saranno nominati tra poche ore, ma la partita principale sembra - salvo colpi di scena - chiusa. Zanetti non sarà nemmeno viceministro.

I sottosegretari saranno nominati tra poche ore, ma la partita principale sembra – salvo colpi di scena – chiusa: Alleanza liberapopolare-Autonomie (Ala) resta senza poltrone. In pratica Denis Verdini non ha portato a casa nessun incarico dopo l’esclusione, a sorpresa, dalla compagine dei ministri. Enrico Zanetti ha infatti annunciato il rifiuto della conferma a viceministro dell’Economia, che gli era stata offerta. I gruppi Ala-Sc avevano chiesto un chiarimento al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, “per tenere fede all’impegno assunto con il Capo dello Stato, durante le consultazioni, circa la nostra disponibilita’ a sostenere un governo in questa difficilissima fase di transizione. Abbiamo atteso pazientemente in queste settimane, ma nessun chiarimento politico è arrivato. È arrivata invece la proposta di confermare la squadra dei sottosegretari e dei viceminsitri, di cui faccio parte”, ha dichiarato Zanetti.

“Intendo continuare a lavorare sul piano politico e insieme agli amici di Scelta Civica e Ala per dare rappresentanza a quegli oltre tredici milioni e mezzo di italiani che il 4 dicembre scorso hanno votato Si al referendum costituzionale”, ha aggiunto Zanetti. Ma il deputato eletto con Sc ha lanciato un messaggio distensivo a Matteo Renzi, criticando “l’antipolitica delle conferme in blocco a prescindere, dei governi fotocopia dove l’unico che ha il coraggio di fare un passo indietro e’ Matteo Renzi, preferiamo la politica”.

La trattativa ha fatto slittare di qualche settimana il completamento della squadra di Governo. Verdini, dopo il colpo subito con il “no” al ministero della Salute che aveva chiesto, ha valutato la proposta di 4 incarichi di sottosegretari. Ma, stando a quanto trapela negli ambienti di Ala, le deleghe che accompagnavano le poltrone non erano soddisfacenti. Quindi, l’ex braccio destro di Silvio Berlusconi ha preferito restare fuori. E per Gentiloni c’è un problema in più: al Senato la maggioranza è alquanto fragile con appena 169 voti a disposizione. A meno che non arrivi, nei momenti di bisogno, il soccorso azzurro di Forza Italia. Perché il Cavaliere ha la necessità di un Esecutivo “amico”, come si sta dimostrando questo in carica sulla vicenda Mediaset-Vivendi.