Via l’annuncio sessista dal sito di Garanzia Giovani. L’ultimo autogol di Poletti: il ministro si accorge solo oggi di cosa c’è su quel portale

Quando si dice che la toppa è peggio del buco. Stamattina, letta la notizia – pubblicata da questo giornale – dell’annuncio sessista che campeggiava in bella mostra sul sito di Garanzia Giovani (“cercasi impiegata di bella presenza per tirocinio” a 400 euro al mese), il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha ordinato di rimuoverlo immediatamente. Del resto non si poteva fare altrimenti, anche alla luce del fatto che la Siae ha deciso di chiudere ogni rapporto con il mandatario di Stradella (Pavia) scusandosi per l’accaduto. La decisione è stata resa nota con un comunicato che, chi mastica un po’ di comunicazione se ne sarà accorto, è un clamoroso autogol.

Garanzia Giovani

Poletti infatti, recita il testo, “ha chiesto ai responsabili del sito di attivare un’indagine per verificare le modalità di controllo dei contenuti degli annunci proposti dalle imprese”. Per chi non lo sapesse (o se lo fosse dimenticato), il piano europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile, per il quale l’Italia ha incassato da Bruxelles 1,5 miliardi di euro, è partito ufficialmente il 1° maggio 2014. Cioè più di tre anni e mezzo fa. Curioso, per non dire di peggio, il fatto che solo oggi il ministro e il suo staff si siano accorti di ciò che c’è su quel portale. Da tempo infatti il professor Michele Tiraboschi e tutta la squadra di Adapt, il centro studi sul lavoro fondato da Marco Biagi, si “divertono” a pubblicare gli screenshot di annunci che nulla c’entrano con la mission di Garanzia Giovani. Non solo sul sito nazionale (garanziagiovani.gov.it) ma anche su quelli regionali. La Notizia si è occupata più volte dell’argomento, denunciandone le criticità proprio mentre il ministro continuava a tesserne le lodi (ah, il Paese reale).

Così per esempio il 10 febbraio di quest’anno abbiamo pubblicato un articolo dal titolo emblematico: “Giovani senza Garanzia, nessun filtro per gli annunci di lavoro. E il ministero sta a guardare”. Cosa raccontavamo? Di aziende che ricercavano “conduttori di macchine utensili automatiche e semiautomatiche industriali”, un “carpentiere di bordo”, un “cuoco pizzaiolo”, addirittura “uno shampista e colorista in un’attività di parrucchiere” e “un addetto alla verniciatura a polvere”. In quell’occasione, Federica De Luca di Adapt ci raccontò proprio del carattere “discriminatorio” di certe richieste. “Recenti annunci pubblicati sul portale – fece notare De Luca – si caratterizzano per la ricerca di figure femminili da inserire, perlopiù, in mansioni che prevedono il contatto con il pubblico”. Com’è andata a finire? La risposta la sapete già.

Twitter: @GiorgioVelardi