Via libera allo stadio della Roma, la Raggi cede sulle aree. L’accordo su Tor di Valle con cubature dimezzate

Dopo una giornata faticosa, con la sindaca Raggi ricoverata in ospedale per un malore sulla questione dello stadio della Roma è stato trovato l'accordo.

Alla fine l’accordo c’è. Dopo una giornata a dir poco faticosa, con la sindaca Virginia Raggi ricoverata in ospedale per 9 ore a causa di un malore avvertito in mattinata, sull’esplosiva questione dello stadio della Roma in tarda serata è stata trovata la quadra. O almeno così sembra. Ne viene fuori che l’infrastruttura si farà proprio sul contestatissimo sito di Tor di Valle, così come voluto dal proprietario, il gruppo Parnasi. In cambio la giunta pentastellata ottiene quello che sembra profilarsi come un dimezzamento delle cubature del progetto originario (si arriva fino al 60% in meno per il solo business park). Questo, in cifre, significa che si dovrebbe passare da 1 milione a 500mila metri cubi. Costruttori e As Roma, però, a quanto filtra diminuiranno a loro volta alcune opere pubbliche che si erano impegnati a fare per i vari adeguamenti nella zona.

L’incontro – L’intesa è stata raggiunta dopo il vertice tra la sindaca, il costruttore Luca Parnasi e il direttore generale della società calcistica, Mauro Baldissoni, in rappresentanza del patron della As Roma, James Pallotta. “È stato raggiunto un accordo, ci sarà un nuovo progetto che potremmo chiamare 2.0”, è stato il commento a caldo della prima cittadina pentastellata. La quale, con un post su Facebook, ha anche fornito i primi dettagli dell’intesa: “Tre torri eliminate; cubature dimezzate, addirittura il 60% in meno per la parte relativa al Business Park; abbiamo elevato gli standard di costruzione a classe A4, la più alta al mondo; mettiamo in sicurezza il quartiere di Decima che non sarà piu soggetto ad allagamenti; realizzeremo una stazione nuova per la ferrovia Roma-Lido. Abbiamo rivoluzionato il progetto dello stadio della Roma e lo abbiamo trasformato in una opportunità per Roma”. Il riferimento alle torri, a quanto pare, significa la scomparsa del progetto disegnato dall’archistare Daniel Libeskind. Ma ci sono vincitori e vinti in questa partita? Naturalmente la sindaca ha cercato di vendersi l’accordo come una grande vittoria. Ma non c’è dubbio che, vista con gli occhi dei duri e puri del movimento, l’intesa appaia come una sconfitta. I primi ragionamenti grillini, infatti, tendevano a escludere categoricamente lo stadio dal sito di Tor di Valle, di cui si mettevano in evidenza gli alti rischi idrogeologici. Lo stesso leader del Movimento, Beppe Grillo, fino a pochi giorni fa evocava lo spostamento del progetto.

L’esito – E invece la collocazione è rimasta quella desidara dal costruttore Parnasi, proprietario delle aree attraverso la società Eurnova. E chissà che sull’accordo non abbia inciso lo spettro di una maxicausa legale contro il Campidoglio. Al di là della sicurezza ostentata sul punto dai grillini, infatti, non c’è dubbio che nelle ultime ore i legali dei proponenti abbiano proficuamente usato la leva “giudiziaria”, paventando un peso economico della causa stimato in circa 2 miliardi di euro (vedi La Notizia di ieri). Cifra probabilmente pompata, ma che versomilmente ha avuto qualche effetto sulla formazione del convincimento finale dei pentsastellati. Adesso, in ogni caso, si aprirà un’ulteriore fase amministrativa per dar corpo all’intesa. Ma il più, dopo le enormi polemiche del passato, sembra essere fatto.