I Vigili vanno a fuoco. Così il Governo beffa 4mila pompieri

I Vigili vanno a fuoco. Così il Governo beffa 4mila pompieri

di Carmine Gazzanni

Domanda: nella peggiore delle ipotesi, quando potrebbe impiegare l’amministrazione pubblica dall’indizione di un concorso fino all’assunzione di tutti i potenziali posti in palio? Mesi? Acqua. Un anno? Acqua. Tre anni? Acqua, acqua. Cinque anni? Fuoco! Ecco, proprio di fuoco si parla. Perchè i malcapitati sono appunto i vigili del fuoco che, pur avendo sostenuto un esame nel lontano 2010 ed essendo risultati idonei, sono da allora in attesa di un’assunzione. Anno dopo anno, sempre in attesa che il Governo soddisfi questa loro “assurda” richiesta. Finchè, oggi, arriva l’ennesima beffa: niente assunzione. Per il Governo è meglio indire un nuovo bando. E tanti saluti a chi sperava (avendone diritto per legge) in un’assunzione.

LA STORIA – Ma facciamo un passo indietro per capirci. È il 2008 quando viene indetto un concorso pubblico per 814 posti nella qualifica di vigili del fuoco. Passano due anni e, il 5 ottobre 2010, viene pubblicata la graduatoria definitiva. Nel corso degli anni – rea la politica di spending review e il conseguente blocco del turn-over – si è attinto per meno di un terzo alla lista di idonei non vincitori. E così, oggi, oltre 4.000 aspiranti (in pratica, tutti coloro che, pur avendo superato tutte le prove, sono arrivati dopo gli 814 assunti) sono rimasti a bocca asciutta. Non solo: come se non bastasse, lo Stato ha pensato bene di prevedere per il 50% delle assunzioni da un’altra graduatoria di stabilizzazione per i volontari (bando del 2007 per titoli e riservato solo ai cosiddetti “vigili volontari discontinui”). Il motivo? Risparmiare ancora di più, ovviamente. Tirare ancora più la cinghia, contravvenendo però in questo modo al dettato costituzionale che vuole l’accesso solo per pubblico concorso, causando un ingolfamento del sistema e rallentando ancora di più lo scorrimento della graduatoria. Già, lo scorrimento delle graduatorie: un principio riconosciuto dalla legge che, puntualmente, è lo Stato stesso a non rispettare. Nononostante, per dirne una, già nel 2011 il Consiglio di Stato affermava che lo scorrimento delle graduatorie preesistenti e vigenti dovesse rappresentare la regola, mentre l’indizione di un nuovo concorso avrebbe dovuto costituire l’eccezione, che richiedesse perciò un’approfondita motivazione, che tenesse conto del sacrificio imposto ai concorrenti idonei e fosse motivato da preminenti esigenze di interesse pubblico. In pratica, niente concorso se prima non si esauriscono tutte le graduatorie in piedi di idonei non vincitori.

BEL REGALO – Ed ecco, allora, arrivare il regalone di inizio anno del Governo di Matteo Renzi e Angelino Alfano. Nonostante siano state date mille rassicurazioni, nonostante sia stata promessa ai 4.000 malcapitati un’assunzione certa, peraltro entro il 31 dicembre 2016 (data in cui scadranno le due graduatorie stesse), che cosa fa l’esecutivo? Indice un altro concorso. Nuovo di zecca. Nella Gazzetta Ufficiale del 16 gennaio, infatti, si legge del bando per 250 nuovi pompieri. Con buona pace per i 4.000 idonei beffati. E con buona pace anche per le casse pubbliche, dato che per il nuovo concorso, secondo quanto riferito a La Notizia, è a disposizione un budget da ben 6 milioni. Insomma, mica bruscolini. Specie se consideriamo che il monte verrà speso per un’operazione che la legge dice di non fare. E che, invece, lo Stato vuole fare a tutti i costi. Ecco, appunto: costi. Tanti e inutili. E poi parlano di “occupazione”.

Twitter: @CarmineGazzanni