345 poltrone in meno. Anche la politica si mette a dieta. Con il taglio dei parlamentari le Camere saranno agili e in linea col resto d’Europa

Quello italiano si appresta a non essere più un Parlamento extra-large. Ormai siamo al fotofinish: dopo l’ok di ieri del Senato (leggi l’articolo) manca solo l’ultimo – e definitivo – via libera della Camera dei Deputati. Un passaggio importante perché, al di là dei non secondari risparmi di spesa (leggi l’articolo), permetterà all’Italia di uscire dalla dimensione di “casta” e di adeguarsi agli standard europei. Ad oggi, infatti, con i suoi 945 membri (630 a Montecitorio e 315 a Palazzo Madama senza contare i senatori a vita) il Parlamento italiano è il più “popoloso” d’Europa, secondo solo al Regno Unito, che però guida la classifica unicamente per il peso della Camera dei Lord, i cui 792 membri, tuttavia, hanno un status particolare: non sono elettivi, restano in carica a vita e non hanno una retribuzione fissa (ma solo diarie e limitati rimborsi spese).

La riforma con il taglio dei parlamentari, fortemente voluta dal Movimento cinque stelle, se andrà in porto come pare, è destinata a rivoluzionare la classifica, come emerge nitidamente da vari studi che negli ultimi mesi sono stati prodotti dagli uffici tecnici di Montecitorio e Palazzo Madama (e che hanno portato ai dati riportati nelle tabelle qui di lato). Camera e Senato italiano scenderebbero a 600 seggi (400 Montecitorio e 200 Palazzo Madama), superati, oltre che dal Regno Unito (650 membri della House of Commons e 792 Lord), da Francia, Germania e Spagna e seguiti dalla Polonia: a Parigi siedono 577 deputati all’Assemblea nazionale e 348 senatori, a Berlino il Bundestag è composto da 709 membri mentre il Reichstag da 69; in Spagna invece siedono nel Congreso in 350 e al Senado in 266.

RAPPRESENTANZA AL SICURO. Con questi numeri, dunque, sicuramente la struttura del Parlamento italiano sarà più smart senza pregiudicare minimamente, come dichiarato dalle opposizioni, la rappresentanza. Come si evince dai dati qui di lato, infatti, con la riforma costituzionale gialloverde l’Italia non farebbe altro che posizionarsi in linea con gli altri Paesi europei che hanno una popolazione simile a quella nostrana. Il caso più ecltatante è quello del numero dei deputati per abitanti. Finora il nostro Paese ha avuto un eletto ogni 96mila cittadini. In pratica, neanche un deputato ogni 100mila abitanti.

Una proporzione che superava quelle di Paesi come il Regno Unito, la Germania, la Francia e la Spagna. Ora le cose potrebbero cammbiare: con la proposta pentastellata, infatti, si scenderebbe a una proporzione di un eletto ogni 0,7 cittadini. In pratica un deputato ogni 150mila abitanti. Discorso simile anche al Senato dove si passerebbe da un rapporto eletto-cittadini di 0,5 ogni 100mila abitanti, a 0,3 ogni 100mila. Il tutto senza perdere la presenza e le competenze di Palazzo Madama, come invece avrebbe previsto la riforma Boschi del 2016 che – quella sì – avrebbe di fatto pregiudicato la rappresentanza, con un Senato non più eletto direttamente dai cittadini.