A rischio il piano industriale Rai. Col taglio al canone non si può fare. Allarme dell’Ad Salini in Commissione di Vigilanza. L’abbonamento in bolletta non ha portato extragettito

“Se dovesse avvenire una ulteriore riduzione delle risorse alla Rai, attraverso emendamenti alla manovra che propongono di prelevare ancora un 10% del canone da destinare al Fondo per il pluralismo, dovremmo sederci tutti e rivedere il contratto di servizio e anche la fattibilità del Piano industriale”. A lanciare l’allarme è l’amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini, nel corso dell’audizione tenuta ieri in Commissione di Vigilanza. L’attuazione del piano industriale, ma anche il canone e l’informazione, sono stati tra i temi affrontati dal manager durante il suo intervento.

La preoccupazione sul fronte risorse è reale e l’ad la supporta con i numeri: “Difficilissimo, per non dire impossibile, amministrare un’azienda che non ha certezza di risorse. Può sembrare paradossale, la raccolta del canone oggi è al di sotto di quella del 2013 quando l’evasione era intorno al 30 per cento: 1.655 milioni di euro nel 2013, 1.637 nel 2018. Basandosi su dati incontrovertibili, l’inserimento del canone in bolletta non ha portato ad alcun extra gettito per Rai. Tra tasse di concessione governativa e Iva la Rai lascia sul campo altri 150 milioni di euro che le arrivano dai cittadini. In questi anni le trattenute da parte dello Stato sono passate da 132 milioni di euro a 345 milioni di euro”.

Continua Salini: “Di quei 90 euro (del canone, ndr) a Rai ne arrivano solamente 74,8. Ogni cittadino paga 20 centesimi al giorno per avere la Rai, l’offerta editoriale più ampia d’Europa.”. E pensare che c’è anche chi il canone vorrebbe abolirlo del tutto: “Abolizione del canone di abbonamento alle radioaudizioni e alla televisione e della relativa tassa di concessione governativa”, questo il testo di un disegno di legge presentato in senato il 17 luglio 2019 dagli esponenti 5Stelle Gianluigi Paragone e Stefano Patuanelli, attuale ministro dello Sviluppo Economico.

Per quanto riguarda i nomi dei “super-direttori” a capo delle 9 direzioni di genere in cui sarà declinato il piano industriale Rai che ha già avuto l’ok del Mise e la “presa d’atto” della Commissione di Vigilanza, ci sarà ancora da attendere: “Quando abbiamo iniziato la scrittura di questo Piano – ha fatto presente Salini – era l’autunno del 2018, per Rai si prevedeva il rientro di tutto il cosiddetto extragettito, ciò che grazie all’inserimento in bolletta era stato recuperato dall’evasione del canone. Ma nella Finanziaria 2018, improvvisamente, si è deciso che metà di quell’extragettito sarebbe rimasta allo Stato. E negli ultimi due giorni sono emersi emendamenti che propongono di prelevare ancora un 10% del canone. L’ho detto, e lo ribadisco con chiarezza: alla politica il compito di fare le regole, a noi quello di applicarle e il dovere, nell’interesse di tutti, di segnalare le iniziative che potrebbero mettere in crisi l’Azienda”.