A Roma la carica dei 54mila aspiranti navigator. Via alla fase due del Reddito di cittadinanza. Tre giorni di esami e test per assegnare 3mila posti

Ci siamo: oggi, formalmente, parte la fase due del Reddito di cittadinanza, la fase che dirà, al di là di mille parole, mille scongiuri e mille gufate, se il Reddito di cittadinanza, misura bandiera dei Cinque stelle, funziona o meno. Sappiamo bene, infatti, che il fulcro del provvedimento non è tanto (o solo) il sussidio per i disoccupati, quanto il reintegro nel mondo del lavoro. E, affinché questo avvenga, ruolo-chiave giocheranno gli ormai famosi “navigator”, ovvero coloro che dovranno studiare e indirizzare i profili dei beneficiari del sussidio verso questo o quel lavoro messo a disposizione dalle singole imprese.

Ebbene, da oggi partono le selezioni: per tre giorni i 53.907 candidati affolleranno cinque grandi padiglioni, con la speranza di conquistare, fino al 30 aprile 2021, il compenso annuo di 27.388,76 euro lordi previsto. È la carica dei candidati navigator che per tre giorni metterà a dura prova il quadrante ovest di Roma, l’ala della Fiera, zona tradizionalmente deputata ai mega-concorsi. Inizialmente erano quasi 79mila ma una prima selezione è stata fatta in base al voto di laurea. Ora solo uno su venti ce la farà. I posti in palio, per questa prima ondata di ‘tutor’ del Reddito di cittadinanza saranno solo 2.980. Poi ci saranno le altre selezioni per i centri impieghi regionali, altri 5.600 posti.

UNA VALANGA. La sfida, per chi si è candidato, passa attraverso 100 domande a risposta multipla. Non solo cultura generale e quesiti psicoattitudinali, ma anche domande di logica e informatica, economia aziendale, politica e mercato del lavoro. E, soprattutto, proprio sul Reddito di cittadinanza. Ad oggi le uniche certezze arrivano dall’identikit dei candidati, stilato dall’Anpal. Il primo dato che emerge è che tre quarti sono donne – 39.528 le candidate iscritte – e che nella metà dei casi si tratta di una persona con età compresa tra i 30 e i 40 anni. Moltissimi sono coloro che vengono dal meridione. Dal Sud arrivano in 29.193: per la gran parte da Campania (9.420), Sicilia (8.580) e Puglia (4.960). Nel proprio curriculum la laurea più frequente (per 16.953 aspiranti) è quella in giurisprudenza, seguita da psicologia (12.080) e scienze economico-aziendali (7.242). I 2.980 idonei dovranno ricoprire le posizioni indicate da Anpal Servizi nel piano di distribuzione dei navigator per ciascuna zona d’Italia, un piano elaborato con l’obiettivo di uniformare gli standard dei servizi per l’impiego su tutto il territorio.

I NODI DA SCIOGLIERE. La partita da giocare, in realtà, è ben più complessa di come si possa pensare. La situazione che il Governo si è trovata davanti non era delle più facili. Come comunicato d’altronde dall’ex presidente dell’Anpal, Maurizio Del Conte, quest’Esecutivo ha ereditato Centri per l’Impiego con una dotazione organica di 8mila addetti contro i 100mila della Germania e 54mila della Francia. Addirittura, negli uffici locali tedeschi operano i “consulenti per il lavoro” distinti tra quelli specializzati nei rapporti con le imprese (circa 6mila) e quelli specializzati nell’erogazione dei servizi ai disoccupati (circa 30mila). Risalire la china – era noto a tutti – non sarebbe stato facile, ma ci si sta provando. Con un ostacolo ulteriore: a lungo, infatti, è andata avanti una querelle, ancora non pienamente risolta, con le Regioni che hanno il controllo operativo sugli stessi Centri per l’impiego. A pensar mal si fa peccato, ma nessuna Regione è amministrata dai Cinque stelle. Che abbiano potuto influire anche ragioni politiche in quest’ostruzionismo, resta il dubbio di tanti.