Al timone del Paese i soliti noti. L’Italia è fondata sulla gerontocrazia

di Andrea Koveos

Toglietemi tutto ma non la poltrona. In Italia, nei posti che contano, lì, in cima alla torre di controllo del Paese, comanda da decenni un’oligarchia. Impegnata imperterrita a muovere le leve dello Stato. Uomini potenti che, malgrado siano approdati sulla spiaggia della pensione, non ne vogliono sapere di smettere di lavorare. Alla faccia del ricambio generazionale, c’è chi fa di tutto pur di rimanere ancorato alla poltrona. Inamovibili, dunque. Incollati ai privilegi con stipendi astronomici e un potere immenso. Sì potere perché poi, alla fine, non è sola una questione di soldi ma di potere, appunto. L’avidità nel comandare che in Italia si è cristallizzata in una ristretta oligarchia che “del largo ai giovani”, semplicemente se ne infischia. Già, perché in un momento storico in cui ci si scaglia giustamente contro i politici e il loro attaccamento allo scranno, in cui si fanno prediche infinite sulla necessità di evitare “incrostazioni di potere, spesso si dimentica che queste situazioni riguardano rappresentanti illustri. Una casta che comprende diversi settori, dalla pubblica amministrazione al sistema bancario, dalla rappresentanza sindacale al mondo accademico. Una prassi consolidata quella di rimanere attaccati alla poltrona che da anni è una vera e proprio regola una prassi consolidata. In queste pagine la Notizia accende di nuovo un faro su tutti i principali casi di inamovibili d’Italia, raccontando situazioni davvero incredibili di attaccamento allo scranno. Non serve essere sociologi o analizzare dati e statistiche per capire che un uomo in carica per decine e decine di anni nello stesso organo dimostra come la società italiana sia fondata sulla gerontocrazia. Il potere è in mano alle stesse persone, che invecchiano restando seduti sulle stesse sedie e inevitabilmente diventano fattore di attrazione di interessi. Succede questo in Italia. Come la pratica del sommare doppi o tripli incarichi e spesso e volentieri anche quella di cumulare gli stipendi. Una casta che gode di privilegi assoluti che finora nessuno è mai riuscito a scalfire. L’unico per la verità che ha puntato l’indice contro l’avidità è stato Papa Francesco che, nel mettere in riga i suoi vescovi, ha ammonito chi fa della ricerca del denaro il suo unico credo. Caso emblematico di questo attaccamento alla notorietà è quello di Vincenzo Visco che non si ferma nemmeno davanti ai giudici. Una battaglia legale che l’ex ministro sta combattendo pur di rimanere in sella. Inamovibile a ogni costo.

ALLA CAMERA
Ugo Zampetti

E’ uno degli uomini più potenti d’Italia. Ugo Zampetti, segretario generale dell’amministrazione dal 1999. Uomo da 600mila euro all’anno, lordi ben inteso. Nominato dal presidente Violante 14 anni fa – sostituendo ex abrupto il segretario generale precedente, Mauro Zampini – Zampetti, vicino alla gloriosa Dc, è stato in grado di superare indenne 4 legislature, sotterrando –  politicamente, s’intende- quattro presidenti. Accanto a Violante, Bertinotti, Casini e, per ultimo, Fini, tutti ridotti all’inconsistenza, c’è stato sempre lui: Zampetti.

NEL COMMERCIO
Carlo Sangalli

Quando si è stati deputato Dc per oltre 25 anni, e nel cono di luce della corrente andreottiana, tornare nell’ombra è esercizio impossibile.
Ogni incarico garantisce potere attraverso la visibilità, e una rete di relazioni professionali e sociali da non sprecare. Non pare sottrarsi a questa legge Carlo Sangalli, potente presidente della Camera di Commercio di Milano. Nel 1996 viene eletto Presidente di Confcommercio Lombardia e nel 2006 assume la Presidenza di Confcommercio.

 

IL FISCALISTA
Giampietro Brunello

Al ministero dell’economia si sente spesso dire che non c’è un esperto di studi di settore come lui. Il riferimento è a Giampietro Brunello, dal 2000 “guida suprema” della Sose, la società pubblica che costruisce e gestisce gli studi di settore. Brunello, oggi presidente e amministratore delegato, domina incontrastato da quando la società ha emesso i primi vagiti. Tredici anni ininterrotti passati sulla tolda di comando, sempre confermato dai governi di ogni possibile colore.

NEL SINDACATO
Luigi Angeletti

Da tredici anni, inamovibile, alla guida della Uil. Luigi Angeletti ha iniziato la sua carriera sindacale nel 1973 fino alla sua elezione a segretario generale, il 13 giugno 2000. Poltrona che non ha mai più abbandonato, forte di una gestione autoritaria e sicuro di una classe dirigente assolutamente fedele. Uomo di La Rizza, al suo terzo mandato, Angeletti nasce nel 1949 a Greccio (RI) luogo in cui San Francesco, rappresentò con personaggi viventi la natività di Gesù. Sotto la sua guida, il sindacato, così come rivendica con orgoglio, ha aumentato costantemente i suoi iscritti. Angeletti, poca politica e molta gestione, è anche consigliere del Cnel, grande contenitore “costituzionale”, di politici e amministratori in pensione. In un suo recente intervento ha detto: “Il Sindacato non si può sottrarre a meno di non voler abdicare al compito di tutela dei giovani e di coloro che non riescono a rientrare in modo stabile nel mondo del lavoro”. E in un’apologia a lui dedicata, viene definito dai suoi più stretti collaboratori un antileader. Accanto al lui nel sindacato siede un altro inamovibile, Rocco Carannante, 72 anni, tesoriere della Uil.

NELLE IMPRESE
Marco Venturi

Marco Venturi è presidente di Confesercenti dal 1998. Un percorso non senza ostacolo. Una carriera che recentemente ha subito una piccola battuta d’arresto, senza però conseguenze drammatiche per la sua principale attività. Delle 17 poltrone, infatti, saltate al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, una è proprio la sua. Il Tar del Lazio ha annullato le nomine dei rappresentanti delle imprese, fatte dopo i tagli al Cnel con il decreto Salva Italia, e fatto tornare al loro posto, fino a che non verranno scelti nuovi rappresentanti, i consiglieri nominati nella precedente consiliatura.

IN FONDAZIONE
Giuseppe Guzzetti

Data 1997. Giuseppe Guzzetti, diventava presidente della fondazione Cariplo, la più ricca fondazione bancaria italiana, che gestisce un patrimonio di 6,2 miliardi di euro e detiene un pacchetto del 4,67% in IntesaSanpaolo. Da allora sono passati 16 anni, ma Guzzetti, 79 anni, ex presidente Dc della regione Lombardia ed ex senatore, è ancora in sella alla fondazione. In più dal 2000, ovvero da 13 anni, è alla guida dell’Acri, l’associazione delle casse di risparmio e delle fondazioni bancarie coinvolta nelle principali partite economiche del paese. Dalle parti della Cariplo tutti sono d’accordo nel concludere che il principe degli inamovibili stia lavorando a un ricambio generazionale. Questo significa che quello che sin qui è stato il padrone della Cariplo potrebbe essere indotto a lasciare ben prima della scadenza del suo nuovo mandato (che si concluderebbe appunto del 2019). Il tutto per preparare il terreno alla sua pupilla, nonché attuale vicepresidente della fondazione, Mariella Enoc di anni 69.

IL RETTORE
Luigi Frati

Dottori per sempre. Professore di Patologia generale e già preside della Facoltà di Medicina della Sapienza, il 3 ottobre 2008 Luigi Frati è stato eletto rettore dell’ateneo romano con ancora due anni di mandato.  Laureatosi in Medicina e Chirurgia all’Università Cattolica, ha fatto parlare più volte di sé. Nel 2012: ha subito una doppia indagine, una interna alla Sapienza per il cumulo di cariche (non solo rettore ma anche primario di Oncologia), e una della procura della Repubblica per lesioni colpose ai danni di una paziente.

ALL’UNIVERSITÀ
Vincenzo Visco

L’ex ministro di andare in pensione proprio non ne vuol sapere. La partita tra Vincenzo Visco e il Ministero dell’istruzione, infatti, si fa sempre più interessante e Mister tasse appare sempre più inamovibile dopo che il Tar del Lazio l Tar del Lazio aveva deciso di sospendere il provvedimento con cui il rettore dell’Università La Sapienza di Roma aveva disposto che, dal 1 luglio, l’ex ministro andasse in pensione. Tanto il ministro Carrozza quanto il rettore dell’università, Frati, non hanno preso bene la battaglia del prof-politico e la decisione del Tar di lasciare all’ordinario di Scienza delle finanze la poltrona presso lo Studium Urbis, dopo aver detto addio alla politica nel 2008. Ministro e rettore hanno così fatto appello al Consiglio di Stato, paventando un grave danno per il congelamento dei provvedimenti che rendevano Visco solo un pensionato, ma niente da fare. Anche i magistrati di Palazzo Spada hanno deciso di lasciare l’ex ministro al suo

NEI MINISTERI
Un’Agenzia di pensionati

Attilio Befera, 68 anni (è del 29 giugno 1946) sarebbe pensionato se non fosse che è il direttore dell’Agenzia delle entrate. Una poltrona di prestigio a cui proprio adesso si
guarda con grande attenzione. Befera ha ricoperto incarichi di ogni tipo – dalla presidenza di Equitalia al Cda del Credito sportivo e anziché andare a riposo percepisce anche un emolumento annuo lordo identico a quello spettante al primo presidente della Corte di Cassazione. Accanto a Befera siedono altri pezzi da novanta dell’amministrazione finanziaria. Si tratta di Marco Di Capua, direttore vicario dell’Agenzia delle entrate, e di Luigi Magistro, direttore dei Monopoli di stato. Quest’ultimo è un ex Fiamme gialle da cui percepisce la pensione. A 54 anni (è del 12 ottobre 1959), il dirigente è infatti a riposo. Condizione che però gli lascia il tempo libero per svolgere l’incarico di vice direttore generale. C’è dell’altro. Raffaele Ferrara, classe 1954, ex Direttore generale delle Entrate, ex presidente di Equitalia, ex amministratore delegato della Consap (la concessionaria dei servizi assicurativi pubblici), ex presidente della Consip (la società che razionalizza gli acquisti dalla pubblica amministrazione), ex componente del Cda della Sogei (società informatica del Ministero dell’Economia), ora è anche amministratore delegato di Fintecna Immobiliare. Altro pensionato che rimane in sella nonostante l’età è Maurizio Prato. Ha superato i 72 anni e sta ancora li, inamovibile presidente – e per non farsi mancare un incarico in più – anche amministratore delegato dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.