Altro che leader della destra, pure la Lega molla Salvini. La base storica dice no a un partito nazionale e boccia la gestione del segretario

Nella Lega a guida Salvini non è tutto oro ciò che luccica. Nubi scure si addensano all’orizzonte. La base storica boccia la gestione del segretario

Nella Lega a guida Salvini non è tutto oro ciò che luccica. Nubi scure si addensano all’orizzonte. Al punto da far prefigurare addirittura “una frattura grave”, come ha detto a La Notizia un profondo conoscitore del Carroccio da oltre 20 anni. Si tratta di questioni aperte da un po’ di tempo che il leader delle camice verdi ha evitato di affrontare. Aiutato per lo più da eventi esterni che ha saputo cavalcare. La vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti è uno di questi. E, naturalmente, la battaglia per il referendum costituzionale. Si tratta però di due diversivi, tra l’altro passeggeri, mentre le grane interne restano.

Le due anime – “La  Lega di respiro nazionale che vuole Matteo Salvini – ci ha raccontato la  fonte – non va giù alla base storica del partito, dai dirigenti ai militanti”. A risultare indigesta è innanzitutto l’evoluzione del simbolo: “In molti fanno fatica a digerire che scompaia la parola Nord accanto a Lega. E poi che dallo Statuto del partito possa sparire l’articolo 1 sull’indipendenza della Padania”. La sacca di resistenza si concentra per lo più nelle aree della Padania doc, quella lombardo-veneta e in parte piemontese.

Irriducibili – Tra i fedelissimi dell’autonomismo spinto si possono annoverare per esempio l’assessore all’Agricoltura del Veneto, Gianni Fava, ma anche il deputato Gianluca Pini. Emblematico un post su Facebook postato da Fava, e condiviso dallo stesso Pini, l’8 novembre scorso. La polemica di alcuni consiglieri comunali di Mantova che si erano sentiti esclusi dall’incontro col Capo dello Stato, infatti, aveva fatto scrivere a Fava: “Cedo il mio posto. Non sono interessato a una celebrazione del garante dell’unità nazionale di uno Stato che non apprezzo”.

“Ma tra i più ‘integralisti’ ci sono anche altri esponenti di spicco – ha osservato la fonte – Da Giacomo Stucchi allo stesso Roberto Maroni che il giorno che fu eletto segretario postò su Facebook lo slogan ‘Prima il Nord’”. Insomma, un bel problema per Salvini. Al quale si aggiunge, poi, la difficoltà di penetrazione della Lega al Sud: “Recenti sondaggi – ha svelato il leghista – hanno rivelato proprio come nel Mezzogiorno il brand Lega sia vincente rispetto a Noi con Salvini. E questo riporta alla frattura tra le due anime del partito”.

Non aiuta a fare fronte comune, infine, l’atteggiamento da accentratore del segretario che, come lamentano in molti, “ascolta poco chi gli sta intorno e si circonda solo di yes-man”.

Ma c’è altro fuoco che brucia sotto la cenere. Con la virata nazionale del partito, infatti, Salvini rischia di perdere pure un supporter di peso come il Movimento dei giovani padani “che raccoglie i più indipendentisti, quelli che girano sempre con le bandiere catalane”. Volteranno le spalle al segretario o ai loro valori? Tutti nodi che saranno sciolti presto. Il redde rationem è vicino.

Tw: @vermeer_