Ancora pacchi bomba. E’ il decimo nel Lazio. Nel mirino stavolta c’è pure Casapound. Destinatario un ex militante condannato

Non si ferma l’invio di pacchi bomba nel Lazio. E tra le vittime spunta anche un ex militante di CasaPound condannato in primo grado per stupro. Nel giro di una settimana i plichi esplosivi scoperti sono dieci, diretti a persone che non si conoscono tra loro, ma secondo gli inquirenti coinvolti in vicende o impegnati professionalmente su fronti nel mirino degli anarchici. La Procura della Repubblica di Roma non sembra infatti avere dubbi: si tratta di atti terroristici riconducibili alla galassia dell’anarchia, che già in passato ha compiuto azioni destabilizzanti del genere.

IL CASO VITERBO. L’ultimo pacco bomba su cui si stanno concentrando gli inquirenti capitolini è stato scoperto nel centro smistamento postale di Ronciglione, nel viterbese, ed era diretto a Francesco Chiricozzi, l’ex militante di Casapound condannato in primo grado a tre anni di reclusione per lo stupro compiuto nell’aprile scorso ai danni di una donna conosciuta in un pub di Viterbo. Sul pacco, anche in questo caso, era indicato un mittente noto al destinatario, ovvero il nome dell’avvocato difensore di Riccardo Licci, il coimputato nel processo per violenza sessuale ai danni di una 36enne, condannato a 2 anni e 10 mesi di carcere.

LA PISTA. Il procuratore aggiunto della Repubblica di Roma, Francesco Caporale, e il sostituto procuratore Francesco Dall’Olio, nell’inchiesta che hanno aperto e affidato al Ros e alla Digos continuano così a battere la pista anarchica. Tutti i plichi esplosivi individuati tra Roma e provincia e le province di Rieti e Viterbo sono caratterizzati da una busta gialla formato A4, ma soprattutto, specificano gli investigatori, sarebbero stati tutti confezionati a scopo “dimostrativo”, per ferire e non per uccidere. Identica anche la fabbricazione dei pacchi bomba, caratterizzati da una scatoletta di legno con all’interno Il congegno di innesco e l’esplosivo. Tra i destinatari di tali plichi vi è stato un avvocato romano che in passato ha difeso e anche ospitato l’ex gerarca nazista Erich Priebke. Un altro pacco è stato poi recapitato a un 54enne di Palombara Sabina, un Comune nell’area nord della provincia romana.

LE INDAGINI. La busta è stata consegnata presso all’abitazione dell’uomo, che lavora come portiere in un condominio in zona Ponte Milvio, nella capitale, e il portiere, insospettitosi essendo il mittente fittizio e la busta imbottita all’interno, ha portato subito il plico nella vicina caserma dei carabinieri. La sera del 1° marzo, poi, un pacco è esploso al centro di smistamento di Fiumicino, ferendo una impiegata. Secondo gli inquirenti, il gruppo eversivo avrebbe preso di mira una ex dipendete dell’Università di Tor Vergata, per un accordo siglato nell’ottobre scorso con l’Aeronautica Militare.

Dietro il ferimento di una donna di 68 anni, esperta in biotecnologie, che lavorava presso l’università cattolica del Sacro Cuore-Gemelli, vi sarebbe infine l’intesa di cooperazione siglata nel dicembre 2017 con una struttura della Nato, il Corpo d’armata di reazione rapida in Italia (Nrdc-Ita). Le indagini della Procura di Roma vanno avanti e gli investigatori hanno visionato anche le telecamere a circuito chiuso di negozi gestiti da cinesi nella zona nord di Roma, sospettando che chi fabbrica gli ordigni rudimentali possa aver acquistato il materiale necessario in tali attività commerciali. Una corsa contro il tempo.