Atto d’accusa dell’Agcom contro la Rai. Nella Tv pubblica sistematica sottorappresentazione dei 5 Stelle

Una delibera che suona come un atto d’accusa. E che certifica, nero su bianco, ciò che già era evidente nella percezione degli spettatori Rai. Ma che ora anche i numeri confermano. Perché, tra l’agosto del 2019 e il gennaio 2020, l’Agcom, l’Autorità garante per le comunicazioni, presieduta da Angelo Maria Cardani (nella foto), ha accertato, con i referimento ai telegiornali Rai, “una costante, reiterata e sistematica sotto-rappresentazione della prima forza politica presente in Parlamento”. Ossia, i Cinque Stelle. Con una disparità di trattamento plateale: solo il 19,99% del tempo di parola a fronte di una rappresentanza pari al 32,8% alla Camera e al 31,1% al Senato.

“Nello stesso periodo – si legge al punto 33 delle 36 pagine dell’atto del Garante – il secondo e il terzo gruppo parlamentare, Lega e Pd, hanno registrato un tempo di parolasui notiziari Rai, pari, rispettivamente, al 20,48% e al 23,15% del totale di tempo di parola dei soggetti politici”. In pratica, i Cinque Stelle, con una rappresentanza quasi doppia rispetto al secondo e al terzo gruppo parlamentare, ha ricevuto, nel complesso nell’arco di sei mesi, un tempo di parola inferiore a quello riservato agli altri due soggetti politici. E non è tutto. Perché se dal monitoraggio dei Tg si passa a quello dei programmi di approfondimento della Rai, il trend – e lo squilibrio – non cambia.

Senza contare, che a fare le spese della disparità di trattamento riscontrata dall’Agcom e che è costata alla Rai una multa da 1,5 milioni di euro per violazione della par condicio, sono anche le minoranze politiche. Non solo quelle comunque rappresentate in Parlamento (come +Europa), ma anche quelle che, pur non avendo deputati e senatori eletti (come Verdi e Radicali), costituiscono comunque “voci storiche” nel panorama politico italiano. Poi una sfilza di violazioni imputate al Tg2 diretto da Gennaro Sangiuliano (che annuncia battaglia: “Contesteremo punto per punto con prove inoppugnabili nelle sedi opportune” le contestazioni dell’Agcom). A cominciare dall’“asserito fallimento del modello svedese di accoglienza degli immigrati e di multiculturalismo”.

Un tema trattato “in maniera univoca, con voci esclusivamente a sostegno della mancata integrazione e dei problemi legati ad essa, dunque senza un effettivo contraddittorio” spingendo l’Ambasciata di Svezia a stigmatizzare “la natura parziale e incompleta delle informazioni ivi riportate”. Ma ce n’è anche per il TgR Emilia Romagna per il servizio sui nostalgici a Predappio nel quale “senza contraddittorio né contestualizzazione sociale o politica si mostrava tra tricolori, saluti romani e cimeli del regime” la commemorazione della morte di Benito Mussolini. Con alcune dichiarazioni – comprese quelle della nipote del duce – “al limite dell’apologia del fascismo”.