Bando del comune guidato dal vicegovernatore della Lombardia. Mario Mantovani e l’addetto stampa a 300 euro al mese

di Antonello Di Lella

Un addetto stampa per 300 euro al mese e disponibile a lavorare anche la sera e nei giorni festivi. Con una serie di compiti da portare a termine per uno stipendio che sicuramente non rientrerebbe nei canoni della legge sull’equo compenso per i giornalisti. Lo sta ricercando il comune di Arconate nell’alto milanese, guidato dal vice presidente della Giunta Maroni, Mario Mantovani (Pdl). Un contratto dalla durata “presumibile” di nove mesi, riporta il bando sul sito del comune, con una selezione basata sull’esame dei curricula. Fondamentale “non avere rapporti di collaborazione continuativa o incarichi continuativi con testate giornalistiche”. Stando così le cose un giornalista professionista se la vedrebbe davvero male, non potendo esercitare contemporaneamente altri lavori. Vietato quindi cumulare più incarichi in ambito giornalistico. Peccato che a guidare la Giunta del piccolo comune ci sia un sindaco che di incarichi, per ora, ne accumula più di qualcuno. Mantovani, infatti, oltre ad essere il primo cittadino del paesino alle porte di Milano di circa 6 mila anime, è stato eletto consigliere regionale in Lombardia, riveste la carica di vice presidente della Regione e guida il delicatissimo assessorato alla Sanità. Sindaco e consigliere regionale: due incarichi per legge incompatibili. Mantovani ha scelto la carica di consigliere, non dimettendosi però da primo cittadino di Arconate e restando in attesa del verdetto del consiglio comunale. Al momento della decisione, però, la maggioranza ha votato contro il provvedimento che avrebbe decretato il decadimento dalla carica di sindaco per Mantovani.
Sulla questione il prossimo 3 settembre la giunta per le elezioni del consiglio regionale sentirà il sindaco di Arconate per chiarire il caso. Arriveranno le dimissioni? Probabilmente è una carica a cui Mantovani tiene davvero tanto: nel 2008, grazie alle dimissioni dei consiglieri della sua maggioranza prima che venisse portato a termine metà mandato, Mantovani poté ricandidarsi per la terza volta. Lo scorso 3 giugno, invece, Mantovani ha rinunciato allo scranno ottenuto a Palazzo Madama; dimettendosi per incompatibilità dalla carica di senatore.