Bazoli e Guzzetti, i poteri forti che De Bortoli salva nel suo libro. Tutti concentrati sul caso Boschi-Ghizzoni, che però non rappresenta certo il tema centrale

In realtà nel libro di Ferruccio de Bortoli, “Poteri forti (o quasi)”, il caso Boschi-Ghizzoni non rappresenta certo il tema centrale

Per pubblicizzarlo è stata utilizzata la parte più rumorosa del testo. In realtà nel libro di Ferruccio de Bortoli, “Poteri forti (o quasi)”, il caso Boschi-Ghizzoni non rappresenta certo il tema centrale delle memorie dell’ex direttore del Corsera. L’assunto principale è che in Italia “poteri forti” non esistono più, perché se esistessero il Paese non sarebbe ridotto com’è. Naturalmente il libro è critico nei confronti di tante figure del cosiddetto capitalismo italiano, così come è spietato nei confronti di alcune operazioni finanziarie che ne hanno contraddistinto i tornanti. Ma proprio per questo spiccano le pagine in cui de Bortoli esprime giudizi positivi su alcune figure. Quelli più lusinghieri sono a beneficio di Giuseppe Guzzetti e Giovanni Bazoli, non proprio due giovani virgulti dell’economia italiana. In un paragrafo dedicato alle banche, il giornalista scrive che “nel settore del credito, nonostante i ripetuti scandali, ci sono due gruppi di peso internazionale come Intesa Sanpaolo e Unicredit, grazie anche alla lungimiranza di alcune fondazioni, in particolare la Cariplo”.

I profili – A capo di quest’ultima, oggi azionista al 4,68% di Intesa, dal 1997 c’è proprio Guzzetti, classe 1934, definito nel libro “uomo di grande saggezza e capacità gestionale”. Nel tratteggiarne la storia politica nelle file della Dc, de Bortoli scrive che Guzzetti “ha applicato al mercato finanziario il meglio delle virtù della politica”. E poi dall’azionista si passa alla banca. Intesa Sanpaolo, prosegue il libro, “è una costruzione che si deve alla sintonia e al coraggio di due personalità come Giovanni Bazoli ed Enrico Salza”. Perché “se l’allora Governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi non avesse scelto nel 1982, su indicazione di Nino Andreatta e la contrarietà di Giulio Andreotti, uno sconosciuto avvocato bresciano come Giovanni Bazoli, il destino del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, spogliato dalla P2 di Licio Gelli e dallo Ior di Paul Marcinkus, si sarebbe esaurito in una dolora liquidazione”. Invece “da quelle ceneri bancarie è cresciuto, è si è rafforzato nel tempo, quello che oggi è uno dei principali gruppi bancari europei”. Certo, ammette de Bortoli, l’appoggio alla cordata per risollevare Alitalia fu un errore di Intesa. Ma gli elogi a Guzzetti e Bazoli restano. E non hanno simili nel resto del libro.

Twitter: @SSansonetti