Bei sovranisti sul Recovery Fund. Lega e FdI astenuti, schiaffo all’Italia. Sì del Parlamento Ue al fondo anticrisi da 2mila miliardi. Un passo verso la soluzione invocata dal nostro Paese

Del pacchetto di tre strumenti già concordati dall’Eurogruppo del 9 aprile, e adottati dal Consiglio europeo il 23 in risposta alla crisi economica generata dalla pandemia, ne restano di fatto solo due: la linea di credito per le spese sanitarie del Mes e il dispositivo Sure per il sostegno ai sistemi nazionali di cassa integrazione. Dal vertice dei 27 paesi che si è tenuto ieri ancora nulla di concreto, dunque, per i prestiti alle imprese finanziati dalla Banca europea degli investimenti (Bei) che slittano ulteriormente e partita ancora da giocare sul Recovery fund, nonostante su quest’ultimo vi fosse anche il sostegno del Parlamento europeo.

IL SEGNALE. L’assemblea di Bruxelles ha infatti approvato ieri a larghissima maggioranza (505 voti a favore, 119 contrari e 69 astensioni) una risoluzione che chiede un fondo per la ripresa da duemila miliardi di euro finanziato attraverso l’emissione di obbligazioni garantite dal bilancio Ue aggiuntivo rispetto al Piano Finanziario pluriennale 2021-27. Nel documento si specifica inoltre che tali strumenti dovranno essere erogati principalmente attraverso sovvenzioni a fondo perduto e non prestiti (come auspicato dai paesi del nord) e si dovrebbero anche “introdurre nuove fonti di entrata dell’Ue in modo da evitare un ulteriore aumento dei contributi diretti degli Stati al bilancio europeo”.

Questi, al momento sono però i desiderata del Parlamento ma a decidere sarà l’esecutivo Ue, cioè la Commissione, e la presidente Ursula von der Leyen presenterà la sua proposta sul Recovery fund solo il 27 maggio, con un mese di ritardo rispetto alle aspettative iniziali. Dunque per lo strumento economico sul quale Italia, Francia, Spagna e altri Stati del sud avevano riposto tutte o quasi le loro speranze – e intrapreso un durissimo scontro con i rigoristi del nord, Olanda in testa – i tempi non saranno stretti. La deadline che il Governo Conte auspicava venisse rispettata era quella di un’intesa definitiva entro giugno, tant’è che ieri all’Europarlamento il sostegno al provvedimento è stato votato all’unanimità da tutti gli esponenti Pd e 5stelle. “Le proposte del Parlamento Europeo in risposta alla crisi sono forti, chiare, ambiziose e ricalcano quelle avanzate da Conte. Adesso non c’è più tempo da perdere, la Commissione deve presentare la proposta sul Recovery Fund al più presto”, ha commentato vicepresidente del Parlamento Ue, il pentastellato Fabio Massimo Castaldo.

IN ORDINE SPARSO. Non vi è affatto unanimità invece nel centrodestra, dove i distinguo fra i tre partiti che compongono la coalizione emergono plasticamente anche in sede europea: mentre i partiti di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, Lega e Fratelli d’Italia, si sono astenuti sulla risoluzione, Forza Italia ha votato a favore. Anche perché in assenza della disponibilità dei fondi del Recovery all’Italia non resterebbe che accedere a quel sostegno che è immediatamente disponibile, vale a dire il prestito del Meccanismo europeo di stabilità. Al quale hanno già chiarito che non accederanno la Francia, la Spagna, il Portogallo e tantomeno la Grecia. Come spiega il capo politico del Movimento 5 stelle Vito Crimi è ancora la presunta assenza di condizionalità il nodo: “Se oggi tanti Paesi stanno facendo un passo indietro sul Mes forse una ragione può esserci. Se ci sarà il Recovery Fund del Mes non avremo più bisogno. È una questione di assenza di equivoci, quando ci sarà la discussione parlamentare lo capiremo. Sui documenti che ho visto non c’è ancora scritta la non condizionalità”.