Parte la Beni Culturali Spa. Maxibando da 640 milioni per far gestire musei, monumenti, siti archeologici e biblioteche a società private

Parte la Beni Culturali Dopo gli infiniti fallimenti di Stato (vedi Pompei) adesso la Pubblica amministrazione spalanca le porte ai privati. La Notizia

di Stefano Sansonetti

Nel week end appena passato il progetto ha definitivamente preso corpo. E quella che andrà delineandosi nei prossimi mesi sembra proprio una “Beni culturali Spa”. Sì, perché sottotraccia sono appena state poste le basi di un sistema in cui musei, siti archeologici e monumenti saranno gestiti da società private. Il tutto per un assegno da 640 milioni di euro che lo Stato è pronto a staccare per reclutare aziende esterne. Per carità, se si considera la cronica incapacità del Belpaese di prendersi cura dei suoi gioielli l’approdo è per certi aspetti inevitabile. Ma la maxioperazione in corso fa riflettere, se non altro per le possibili ripercussioni sul sistema degli appalti. Cominciamo subito dicendo che il pallino è in mano alla Consip, la società di approvvigionamento di beni e servizi per la Pubblica amministrazione controllata dal Tesoro e da poco guidata dal “renziano” Luigi Marroni (è stato per tanti anni capo della Asl di Firenze quando Matteo Renzi ne era sindaco).

LE CARTE
Si dà il caso che la Consip, in collaborazione con il ministero dei Beni culturali guidato da Dario Franceschini, abbia appena finito di predisporre la corposa documentazione della prima supergara relativa all’affidamento “dei servizi gestionali e operativi per gli istituti e i luoghi della cultura pubblici”. In questa categoria, sulla base del richiamato Codice dei beni culturali (art. 101 del dlgs 42/2004), rientrano musei, biblioteche, archivi, aree, parchi archeologici e complessi monumentali. Insomma, di tutto di più. In riferimento a questo bendidio, in pratica, lo Stato italiano sta per appaltare all’esterno un’incredibile quantità di servizi. Basta dare un’occhiata al disciplinare di gara messo nero su bianco dalla Consip. Innanzitutto vi rientrano i cosiddetti “servizi di governo”, comprensivi tra l’altro di attività come gestione dei sistemi informatici, predisposizione di anagrafiche tecniche (raccolta dei dati relativi a immobili e impianti), call center, customer satisfaction e compiti vari di monitoraggio e controllo. Ma l’appalto ha ad oggetto anche “servizi operativi”. Tra questi c’è la manutenzione di impianti elettrici e sanitari, di ascensori, di impianti di riscaldamento e raffreddamento, di impianti antincendio e attività di disinfestazione. Ci sono i servizi generali di pulizia, interna ed esterna. E ci sono pure servizi di “assistenza e supporto al pubblico”, comprensivi della fornitura di personale che si occuperà di accoglienza dei visitatori, di informazione al pubblico, attività di portierato e via dicendo. Si tratta quindi di un superbando, diviso in 9 lotti territoriali che complessivamente valgono 640 milioni di euro. Oggetto della procedura è una convenzione che durerà 24 mesi. In questo lasso di tempo le singole istituzioni culturali potranno firmare con le imprese vincitrici contratti di fornitura la cui durata sarà di 4 o 6 anni. Attenzione però: questo è solo l’inizio. La Consip, infatti, fa sapere che a questa maxioperazione seguiranno altre gare: “una per il servizio di biglietteria nazionale” e altre procedure per i cosiddetti “servizi aggiuntivi”, finalizzati “allo sviluppo di specifici progetti culturali” e “alla migliore fruizione dei siti”.

IL CONTESTO
Da segnalare che le procedure in questione sono oggetto di valutazione da tempo, quando i vertici della Consip erano diversi. Ma proprio in queste ore il piano si va concretizzando. E come si vede la scelta è affidare la gestione della cultura a soggetti esterni, al netto di attività da sempre svolte da privati (vedi le manutenzioni). L’evoluzione di per sé non è negativa, se consideriamo l’affanno in cui si trova da decenni lo Stato italiano. Certo fa riflettere la cifra, 640 milioni, che sfiora la metà del budget del ministro dei beni culturali. Dal 2001 al 2013, tanto per avere un’idea, gli stanziamenti per il dicastero sono diminuiti da 2,7 a 1,5 miliardi di euro. Di sicuro l’obiettivo della Consip è quello di far risparmiare sul costo delle forniture. Ciò detto una maxigara da 640 milioni di euro non fa dormire sonni tranquilli, se solo si considera quanto il settore appalti sia esposto in Italia al rischio di corruzione. Per questo c’è da giurare che nei prossimi mesi sui Beni culturali si aprirà un altro fronte di superlavoro per l’Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone.

Twitter: @SSansonetti