Non c’è storia, cultura o mito che tengano. Al pubblico sovrano il trash ben confezionato piace più del mix tra cinema e ideologia. Guardiamo la fotografia di cosa hanno scelto gli spettatori davanti alla televisione lunedì sera, giorno della scomparsa di Bernardo Bertolucci. Tv pubbliche e private, generaliste e non, hanno cambiato i palinsesti per onorare il grande regista tanto caro alla Sinistra.
Così ogni rete ha trasmesso un suo film, un approfondimento, un ricordo di questo ultimo imperatore del cinema di casa nostra. Con una sola eccezione: l’ammiraglia di Mediaset che ha invece trasmesso, come da programma, il Grande Fratello Vip. E manco a dirlo gli italiani hanno ripagato il Biscione con quasi il venti per cento di share, sbancando l’auditel.
Ed ecco che in poco più di due ore Bertolucci già non se lo ricordava più nessuno. E pensare che un giornale come la Repubblica è arrivato a dedicare a questa immensa scomparsa per la nostra cultura le prime cinque pagine, lasciando dietro lo spread che scendeva per i segnali di avvicinamento tra l’Ue e l’Italia, e persino i guai del papà di Di Maio, con a seguire tutto il resto.
A vedere il gradimento in tv è necessario farci dunque una domanda: oggi a chi interessa il cineasta che ha fatto di politica e ideologia il centro dei suoi film? Roba vecchia e superata per un pubblico che poi a guardar bene è fatto di gente semplice che vuole solo divertirsi.
Questo proprio Bertolucci lo sapeva bene, quando già anni fa, diceva che “non si possono più usare in Italia le parole ideologia e nostalgia”. I film che narrano le lotte contadine e partigiane in Emilia-Romagna o raccontano quelli che vent’anni fa erano scandali, ma che oggi sono la normalità, diciamocelo, sono passati di moda.
Evidentemente, in questo periodo non troppo felice, essere miti contemporanei significa offrire alle persone un po’ di superficialità e leggerezza. Per il pensiero dotto questa è la tv del peggio del peggio, ma i litigi e le vicissitudini dei concorrenti della casa più spiata d’Italia non solo piacciono, bensì sono valvola di sfogo, faro dei nostri tempi, esempio di un disimpegno che è impegno esso stesso. Bertolucci è invece troppo forbito, profondo, geniale.
Insomma un uomo d’altri tempi. E del resto, non è la tv a fare noi, siamo noi a fare la tv. Bello, bellissimo, perciò il grande cinema che il maestro ci ha lasciato, ma brutte, bruttissime le scelte di chi manovra i palinsesti con conformismo, facendo un torto a un pubblico che cerca altro e persino alla memoria di un mito che così finisce snobbato, al 2% di share.