Boom di post eversivi sui Social. Ma la democrazia non è a rischio. Non solo complottisti e fabbricatori di fake news. Ci mancava il golpe (evocato) del comandante Alfa

In questi giorni così difficili per il mondo intero in Italia ci sono fiumi carsici che ogni tanto riemergono ed è il caso del “comandante Alfa”, una denominazione in codice che nasconde il nome del fondatore del Gruppo intervento speciale (Gis) dei carabinieri, ora in pensione. Sabato scorso aveva scritto su Facebook parole di fuoco contro il governo, provocando la dura reazione dura del ministro della Difesa che lo ha tacciato di progetti eversivi. La stessa Arma dei carabinieri è intervenuta. Ieri il comandante ha scritto un post in cui ribadisce la sua fedeltà istituzionale alla Repubblica.

Comunque, abituati anche al comandante Ultimo, che compare solo con il passamontagna, a qualcuno è venuto in mente che ci possano essere le condizioni per un colpo di Stato. In effetti la democrazia italiana è ancora abbastanza giovane e dovrebbe essere in grado di arginare progetti avventuristi. Tuttavia ci sono anche altre considerazioni da fare. Ci sono dei “ma”. Cerchiamo quindi di delineare un quadro, sia pure semplificato, della situazione riguardo l’ordine pubblico in Italia. I “pericoli”, in un certo senso, sono molteplici ma fanno capo ad un solo filone principale che è il complottismo dilagante, un crogiolo che alimenta il tutto. Il complottismo ai tempi di Internet viaggia naturalmente sui social, Facebook prevalentemente, perché già Twitter è più consapevole ed evoluto. Ma anche WhatsApp sta diventando uno strumento “pericoloso” su cui viaggiano tante fake.

È tramite questi strumenti che si alimenta il milieu complottista, fatto da deliri farneticanti su improbabilissime invasione di soldati Usa in Europa, oppure di farmaci salvifici giapponesi o russi, sette di santoni, o negazionisti ad oltranza. Basta che uno di questi soggetti spedisca a dieci persone un messaggio, magari vocale, falso e apocalittico che in breve tempo raggiunga milioni di utenti. I contenuti, ovviamente, non resistono ad un’analisi razionale e si sciolgono come neve al sole ma resta in tantissimi creduloni la convinzione che quanto riportato sia vero. E, dopo queste considerazioni, possiamo tornare al tema principale e cioè c’è un pericolo per la tenuta delle istituzioni democratiche?

DIFESE IMMUNITARIE. In condizioni di normalità tutto rientrerebbe nell’area dell’espressione della pubblica critica garantita costituzionalmente, ma in un’occasione del tutto eccezionale come questa occorre fare un po’ di attenzione. E questo perché il periodo di quarantena a cui tutto il popolo è sottoposto può esacerbare, come ha anche detto il premier Giuseppe Conte, tensioni sociali visto che mai nella storia repubblicana i diritti individuali si sono visti così limitati. Il tutto si potrebbe saldare magari con il richiamo a governo forte in cui il Parlamento non avrebbe il controllo, un governo in grado di garantire una efficacia di provvedimenti esecutivi “alla cinese”, impossibili in una democrazia sia pure in tempi eccezionali.

In realtà la tenuta democratica delle istituzioni non pare essere, in questo momento così difficile, a rischio anche per problemi organizzativi di spinte eversive ma occorre controllare dove nasce tutto e cioè il complottismo via cellulare. Occorre intervenire su chi ancora minimizza, soprattutto da ruoli istituzionali, con la storia del “semplice raffreddore” e che avvelena i pozzi dando la stura poi a fan esaltati che sono il vero alveo dei messaggi temerari sui social che qualcuno può strumentalizzare a proprio vantaggio.