Ci mancava l’audio ad personam. Che però non basta ad assolvere Berlusconi. Il giudice Franco parla di sentenza pilotata sui diritti tv. E intanto il magistrato è morto

Ogni tanto esce fuori nella galassia misteriosofica italiana qualche reperto di archeologia acustica. Qualche manufatto quantico che evidentemente viveva in una dimensione parallela visto che si tratta del 2013 ed ora siamo nel 2020. Ma dov’è il portale spazio-temporale in cui si materializzano tali reperti? Naturalmente su Quarta Repubblica, Rete 4. Dunque, Silvio Berlusconi subì una condanna definitiva il 1° agosto 2013 – per una questione legata ai diritti televisivi Mediaset – dalla sezione feriale della Cassazione presieduta dal magistrato Antonio Esposito. Relatore il magistrato Amedeo Franco, ora scomparso.

Franco a colloquio con Berlusconi è stato registrato da un testimone presente e dice: “Berlusconi deve essere condannato a priori perché è un mascalzone! Questa è la realtà… a mio parere è stato trattato ingiustamente e ha subito una grave ingiustizia… l’impressione che tutta questa vicenda sia stata guidata dall’alto… In effetti hanno fatto una porcheria perché che senso ha mandarla alla sezione feriale?… Voglio per sgravarmi la coscienza, perché mi porto questo peso del… ci continuo a pensare. Non mi libero… Io gli stavo dicendo che la sentenza faceva schifo…”.

L’ex cavaliere fu condannato, cacciato dal Senato a causa della legge Severino e mandato in affidamento ai servizi sociali. Ora questo reperto acustico, questo manufatto del tempo che fu riemerge dal nulla e dà la stura all’ennesima caciara. Alcune considerazioni. Il magistrato in questione non c’è più e quindi non può chiarire anche volendo. Poi sono passati 7 anni, e quindi si tratta senza dubbio di un “audio ad orologeria”. A corte si dice che finora non era uscito per rispetto al magistrato e noi non ci crediamo molto. Il Riformista ha sparato ad alzo zero su Antonio Esposito perché “ora è editorialista de Il Fatto Quotidiano”.

Non si capisce che rilevanza abbiano gli articoli del dottor Esposito. Quello che colpisce nella vicenda, lo ripetiamo, sono i tempi sospetti e la conseguente domanda: cui prodest? A chi giova questa manovra? Alla casualità non crede certamente nessuno dato il parto artificiale nella trasmissione Mediaset. Una ovvia considerazione è che il parere del dottor Franco è quello di un relatore che ha una sua idea processuale, giusta o sbagliata che sia. Perché mai dovrebbe assurgere a verità al posto di quella del dottor Esposito a cui la legge aveva delegato il giudizio? E poi non è inappropriata la frase pronunciata da Franco e riportata dal Corriere della Sera (“Io sono un suo ammiratore della prima ora”)?

PALLOTTOLA SPUNTATA. Ed allora perché si scatena la bagarre? Non poteva naturalmente mancare “sor Renzi” che è volato subito a difesa di Berlusconi e naturalmente contro la magistratura esclamando un pletorico: “Non so dove sia la verità, doveroso fare chiarezza”. Il nostro Diogene dell’Arno cerca niente di meno che la Verità, non il giornale di Belpietro, ma quella filosofica, politica, processuale. Ma è possibile che Renzi – che sorregge con il suo partitino il governo – non perda occasione per assestare manganellate gengivali a Conte? Come si può lavorare così? Sarebbe meglio sostituirlo al più presto.

Simpatico poi vedere quello che hanno dichiarato gli azzurri. Un rincorrersi a chi la sparava più grossa per farsi bella/o agli occhi dell’ex premier, visto che le elezioni non sono lontanissime. Le pasionarie hanno riproposto livelli altissimi di compiacenza esponendo striscioni con su scritto “plotone d’esecuzione”, “sentenze pilotate dall’alto” e “Berlusconi senatore a vita”. Boom.