Coop in bancarotta, genitori di Renzi nei guai. Chiesto il rinvio a giudizio di Tiziano e di altri sedici imputati

Sembra proprio che il periodo no di Tiziano Renzi e della moglie Laura Bovoli sia destinato a continuare a lungo. Già perché dopo la condanna a un anno e nove mesi per false fatturazioni dello scorso febbraio, poi l’indagine della procura di Firenze per un presunto traffico di influenze, a levare il sonno ai coniugi arriva l’ennesimo grattacapo giudiziario: la richiesta di rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sul fallimento di tre cooperative a loro riconducibili. Così i genitori dell’ex premier e leader di Italia Viva Matteo Renzi dovranno presentarsi in Tribunale il prossimo 9 giugno per sostenere l’udienza preliminare in cui verrà deciso il loro destino dal giudice Silvia Romeo. Assieme a loro saranno chiamate in aula anche altre sedici persone coinvolte a vario titolo nella bancarotta delle coop: Delivery Service Italia, Europe Service e Marmodiv.

LA VICENDA. A tutti gli indagati la Procura contesta, a seconda delle posizioni, i reati di bancarotta fraudolenta e di false fatturazioni. Al centro dell’indagine toscana c’è la gestione delle tre cooperative specializzate nelle attività di volantinaggio e di distribuzione di materiale pubblicitario. Una vicenda in cui i genitori del leader di Italia Viva sono chiamati in causa perché secondo il procuratore Giuseppe Creazzo, il procuratore aggiunto Luca Turco e il pubblico ministero Christine Von Borries, svolgevano il ruolo di “amministratori di fatto delle società”. Un ruolo grazie al quale, come spiegato dagli inquirenti già in occasione dell’ordinanza di febbraio scorso, i coniugi Renzi avrebbero provocato “dolosamente” il fallimento delle tre cooperative svuotandone le casse e ricavando così, in maniera illecita, una pioggia di quattrini. Il punto di contatto formale tra queste tre imprese e i Renzi sarebbe l’azienda di famiglia, la “Eventi 6”.

L’INCHIESTA. Proprio questa indagine è quella che ha avuto le maggiori conseguenze per Renzi senior e moglie. I due, infatti, a febbraio scorso vennero arrestati e per diciotto giorni sono rimasti confinati ai domiciliari nella loro casa di Rignano. Giorni di fuoco in cui, scegliendo di non parlare con i cronisti che li assediavano, avevano preferito difendersi online sui social definendosi dei perseguitati tanto che, sulla pagina di Tiziano, si poteva leggere “non auguro a nessuno, nemmeno al mio peggiore nemico, di vivere ciò che la Lalla e io stiamo vivendo” perché “i giornali sono pieni solo delle ricostruzioni dell’accusa” in quello che definiva come un “incredibile massacro mediatico”.

Eppure a pensarla diversamente da Renzi senior sono i pm di Firenze che ritengono le proprie accuse “blindate” dalle prove raccolte tra cui anche alcune decisive testimonianze. Una di queste, ritenuta decisiva, è quella del 18 novembre 2015 quando Renzi senior scriveva ai suoi soci: “Facciamo il blitz, cambiamo il presidente e chiudiamo Marmodiv”. Una email, inviata per conoscenza anche alla moglie, che Tiziano chiudeva soddisfatto: “Ditemi se come strategia può andare, baci in bocca fino a gennaio”. Può sembrare poco ma questo passaggio è proprio quello che, secondo i pm descrive il cosiddetto sistema Renzi.