Cultura, giacimento sprecato. Nell’ultimo libro di Emanuele l’arte salva l’Italia. Ma finisca la diffidenza tra pubblico e privato

di Sergio Patti

Passare dal Pil, il prodotto interno lordo, al Pic, il prodotto interno culturale. Una politica lungimirante dovrebbe avere questo chiodo fisso. E invece niente. Non a caso chi è stato l’ultimo dei ministri chiamati dal presidente della Repubblica al momento del giuramento? Il ministro della cultura. Emmanuele Emanuele, alla guida della Fondazione Roma ma da sempre convinto sostenitore di un rapporto virtuoso tra pubblico e privato nella gestione dei beni e delle attività culturali, prova a gridare più forte a uno Stato sordo quando c’è da valorizzare il nostro patrimonio artistico. E per questo mette nero su bianco la sua idea di Cultura che crea valore, nella speranza che i concetti applauditi in mille convegni non restino poi lettera morta, com’è stato finora.

Il nostro petrolio
Un’idea saggia, gli risponde l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, ricordando che il ministro della Cultura è l’ultimo dei componenti del governo a giurare solo perché il ministero della cultura è l’ultimo – tra quelli con portafoglio – costituito in ordine di tempo. Una prova in più che su cosa farci della nostra principale materia prima – perché l’Italia non ha petrolio o minerali pregiati da estrarre – siamo in ritardo da sempre. Nel volume Arte e Finanza Emanuele fa a metà il suo mestiere di professore di economia (e dunque tira fuori i dati di quanto vale in termini di ricchezza il flusso dei turisti attirati dalle nostre città d’arte, di quanto poco spende in media ogni cittadino italiano per visitare i musei, ecc) e per metà l’amante appassionato, e purtroppo per lui poco corrisposto, della bellezza che si cela in ogni angolo d’Italia. Tele, affreschi, statue e monumenti presenti anche in piccole cittadine di provincia, che i privati potrebbero far fruttare oro se solo lo Stato e la Chiesa (proprietaria di moltissime opere) la smettessero di guardare con prevenzione e con sospetto ogni forma di collaborazione coi privati. Ad ascoltare e sfogliare con curiosità le pagine del libro c’è il Direttore dello Spettacolo dal vivo del Mibac, Salvatore Anastasi. Non è il solo, nella sala dell’Auditorium di Roma dove ieri si è presentato il volume, a rendersi conto che stiamo buttando via tanti soldi da pagarci cento volte l’Imu, il cuneo fiscale e compagnia seguendo. Un tesoro che non abbiamo contabilizzato al momento di far entrare l’Italia nell’Euro e che continuiamo a non considerare tra gli attivi straordinari di questo Paese.

Occasione sprecata
Il Direttore delle Scuderie del Quirinale Mario De Simoni ha appena inaugurato la grande mostra di Augusto. Sono già migliaia i visitatori che hanno prenotato. Ma se le Scuderie – come ogni altro museo – avessero più risorse, sai che pubblicità dell’Italia in tutto il mondo! Pubblicità che ci manca, se solo pensiamo che il Louvre di Parigi fa ogni anno più visitatori di tutti i musei italiani messi insieme. Ci vuole un miracolo, deve aver pensato Emanuele. E forse non a caso a fine mese la sua Fondazione Roma inaugura una mostra del Tesoro di San Gennaro. Un gioiello di gioielli che esce per la prima volta da Napoli. Forse non è il miracolo a cui Emanuele pensava, ma è già qualcosa.