Da Mafia City al Padrino. Boom di giochi online che emulano Cosa nostra. Morra: titoli inquietanti, giovani a rischio. L’Antimafia non esclude un intervento

“Hey, fan della mafia potete scaricare ora gratuitamente The Godfathe Game”. Se non fosse vero, ci sarebbe da pensare a uno scherzo di cattivo gusto. E invece è proprio questa la cosiddetta call-to-action che si legge in riferimento a un’applicazione che chiunque potrebbe scaricare dal proprio smartphone. Il plot del gioco ricalca quello del film di Francis Ford Coppola: “Don Vito Corleone ti ha convocato per entrare nel famigerato mondo sotterraneo criminale del 1945 e diventare il suo devoto picciotto – si legge nell’introduzione all’app – Come secondo al comando del Padrino, tu sarai tu a compiere le sporche azioni dei Corleonesi e combattere per l’onore e il rispetto della più potente Famiglia di New York City”.

Un invito bello e buono a diventare mafioso. Per gioco, si dirà. Nel mondo virtuale, si insisterà. Ma resta il dubbio su quanto possa essere divertente un gioco in cui “il sangue è una grande spesa, ma se necessario, sii pronto a impegnarti in una guerra mortale”. Dello stesso avviso, non a caso, anche il presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra: “È chiaro – spiega a La Notizia – che un videogioco di per sé non fa male a nessuno, ma se l’utenza è costituita da minori ed il gioco prevede che vince chi diventa un boss, ho seri dubbi che possa rientrare nella categoria dell’intrattenimento educativo. Sinceramente mi inquietano tutti questi titoli a sfondo criminale, che possono anche plasmare una forma di pensiero nei giovani non ancora adeguatamente formati”.

IL BOOM. Esattamente come nel caso di un’altra app che va per la maggiore: Mafia City. Qualche numero per capirci: solo nel mondo android questo gioco conta oltre 632mila recensioni e più di 50 milioni di download. Numeri impressionanti per “un gioco di Mafia che ti permette di giocare con milioni di giocatori provenienti da tutto il mondo”. Insomma, viva la comunità, per quanto criminale possa essere. Già, perché nelle indicazioni al download è precisato, ad esempio, che ci saranno “clan, saccheggi, occupazioni e lotte tra gang, intrighi e competizioni per ottenere il titolo di Capo dei Capi”. Titolo ambitissimo, visto il numero dei giocatori. Senza dimenticare, manco a dirlo, la “vita da mafioso hardcore e frenetica” e la “lotta per il potere”. Inutile soffermarsi sui tanti e tanti giochi che ci sono in rete. Basta, d’altronde, digitare la parola “mafia” sul motore di ricerca dei giochi online sul nostro telefono per scoprire Mafia Empire, Mafioso: Giochi di Gangster, Gioco della Mafia, City Mafia Gods, Mafia Families, solo per citare i più conosciuti e scaricati. Senza dimenticare – anche in questo caso sulla scia della fortunata serie televisiva – il successo della app Narcos: Cartel Wars: “Entra nel pericoloso ed elettrizzante ruolo del boss del cartello”.

TEMA ATTENZIONATO. La domanda però resta: di chi la responsabilità di tale utilizzo incontrollato? “Non possiamo certo criminalizzare i videogiochi – dice giustamente Morra – ma anche nell’accesso ed uso di tali programmi ed apparecchi ci vuole discernimento e comprensione se le intenzioni di fondo siano puramente ludiche, o ci sia dell’altro”. Ecco perché la Commissione Antimafia potrebbe in futuro occuparsi del fenomeno: “Non è al momento un’indagine della Commissione, abbiamo diversi dossier aperti e molto urgenti. Ma non escludo di approfondire la tematica”, conclude Morra.