Diritti pure ai giudici onorari. Una rivoluzione in tribunale. Dopo anni di precariato un minimo di stabilità. Pensione e stipendio non saranno più sogni

Sottopagati e precari da una vita anche i magistrati onorari cominciano a vedersi riconoscere qualche diritto. In Italia sono un piccolo esercito. Non lavorano soltanto come pm o giudici, come i loro colleghi togati, vincitori di concorso e con un contratto a tempo indeterminato, ma senza il loro aiuto gli uffici giudiziari sarebbero paralizzati. Sono oltre settemila in totale. Tra cui ben 2155 lavorano come giudici in tribunale, 1778 come vice procuratore e 1240 come giudici di pace. Ferie, malattia e anche un minimo di stipendio garantito sono però rimasti per loro a lungo un miraggio. Una disparità di trattamento tra toghe a cui il Governo gialloverde ha cercato di porre riparo, approvando in Consiglio dei Ministri il disegno di legge presentato dal ministro della giustizia, Alfonso Bonafede (nella foto).

LE NOVITA’. Il testo presentato dal guardasigilli introduce delle modifiche alla disciplina sulla riforma organica della magistratura onoraria. L’obiettivo, fanno sapere da Palazzo Chigi, è quello di “raggiungere una più razionale e funzionale gestione della figura del magistrato onorario”. Un disegno di legge frutto anche delle indicazioni ricevute dal ministro nel Tavolo tecnico istituito con decreto dello stesso guardasigilli del 21 settembre scorso, finalizzato sempre a migliorare le condizioni della magistratura onoraria. Maggiore stabilità, la possibilità di uno stipendio e anche la concreta speranza di lavorare fino all’età pensionabile.

Prevista quindi una restrizione al regime delle incompatibilità degli onorari relativamente ai rapporti di parentela, affinità e coniugio tra il magistrato onorario e un “familiare” che esercita la professione forense. Esteso inoltre anche ai giudici e ai pm non togati il diritto all’assegnazione di un’altra sede per assistere un familiare disabile e modificate le modalità di pagamento delle indennità, fissando una cadenza bimestrale al posto di quella trimestrale.

L’INTERVENTO. Raggiante il guardasigilli per il risultato raggiunto. Incassato l’ok dal Consiglio dei Ministri, Bonafede ha subito annunciato con un post su facebook che per sostenere la magistratura onoraria, “una delle colonne portanti della giustizia”, è stato fermato “lo tsunami che avrebbe comportato la riforma Orlando”. Il guardasigilli ha quindi assicurato che si tratta di “un nuovo punto di partenza per una categoria importantissima del servizio giustizia”. Il ministro ha infine precisato che chi è già in servizio potrà continuare a lavorare fino al compimento del sessantottesimo anno di età, mantenendo le stesse funzioni per tutta la durata dell’incarico.

“Avevamo preso un impegno, nero su bianco nel contratto di governo, e lo stiamo portando a termine. Stiamo portando fuori la giustizia dal pantano della polemica politica dove è stata dimenticata per anni”, ha concluso Bonafede. Ma un disegno di legge per diventare legge deve essere approvato dal Parlamento e i tempi non sono mai brevi. Per i magistrati onorari dunque un passo avanti ma non la soluzione.

Quest’iniziativa è stata seguita pedissequamente da noi, nel Tavolo tecnico e politico, con l’obiettivo di modificare la riforma Orlando. Abbiamo presentato anche un nostro progetto e il 7 marzo abbiamo firmato una sorta di accordo con il Ministero. Sulle intese fondamentali non siamo però proprio soddisfatti”. Molte le perplessità dei magistrati onorari sul disegno di legge Bonafede. Le principali espresse da Anna Puliafito, consigliere nazionale dell’Unione nazionale italiana magistrati onorari e giudice al Tribunale di Civitavecchia.

“Ci era stato promesso – specifica Puliafito – un miglioramento della bozza che ci avevano presentato e soprattutto che avrebbero provveduto con urgenza a modificare la riforma Orlando, varando un decreto legge. Invece ci troviamo con un disegno di legge, che per essere approvato ha un iter lungo, e con due modifiche affatto richieste e affatto gradite da noi”. L’accordo con i magistrati onorari, per chi non volesse optare per un fisso mensile, era infatti quello di un’indennità giornaliera a udienza raddoppiabile. Ovvero gli attuali 98 euro lordi che potevano diventare il doppio lavorando più di cinque ore. “Ora – specifica la rappresentante di Unimo – il doppio è possibile solo superando le otto ore. Siamo abbastanza arrabbiati”. I magistrati onorari si preparano così a nuovi scioperi e soprattutto a lavorare per far emendare il disegno di legge una volta esaminato in commissione giustizia.