Draghi lascia la Banca centrale europea: “Ora è il momento di più Europa, non meno”. Da venerdì il testimone passa a Christine Lagarde

E’ accolta da una standing ovation la fine del discorso d’addio di Mario Draghi dalla presidenza della Banca centrale europea. Poco dopo c’è stata la cerimonia del passaggio della campanella (“Ma non l’ho mai usata”) a Christine Lagarde insieme ad un abbraccio e due baci sulla guancia. Il primo a scattare in piedi per l’applauso è stato il presidente francese Emmanuel Macron, seguito dagli altri leader presenti in prima fila. Ovviamente ricchissimo il parterre cui hanno partecipato praticamente tutti i governatori delle altre Banche centrali. In seconda fila anche il governatore della Bank of England, Mark Carney, mentre è finito in terza fila il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, in questi 8 anni fra i critici più tenaci delle politiche promosse da Draghi.

Il banchiere italiano saluta dicendo di lasciare la Bce in buone mani: “Oggi ci sono 11 milioni di occupati in più in Europa, la popolarità dell’euro è ai suoi massimi livelli e i politici dicono che la moneta unica è irreversibile. E’ davanti agli occhi di tutti che ora è il momento di più Europa, non meno”. Per arrivare a questo risultato “i rischi devono essere gestiti da uno strumento fiscale centrale” all’Eurozona che “a sua volta ridurrebbe i rischi quando le politiche nazionali non fossero in grado di svolgere il proprio ruolo”.

C’è spazio anche per un nuovo appello alla creazione di un ministero delle Finanze della Ue, anche se – ammette Draghi – “la strada verso una capacità fiscale unica sarà molto probabilmente lunga. La storia dimostra che raramente sono stati creati budget con obiettivi generali di stabilizzazione, ma piuttosto per raggiungere obiettivi specifici di interesse pubblico. Negli Stati Uniti, fu la necessità di superare la Grande Depressione che portò all’espansione del bilancio federale negli anni ’30. Forse, per l’Europa, occorrerà una causa urgente come la mitigazione dei cambiamenti climatici per attirare tale attenzione collettiva”.

A salutare Draghi anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “In questi otto anni è stato autorevolmente al servizio di un’Europa più solida e inclusiva, interpretando la difesa della moneta unica come una battaglia da condurre con determinazione contro le forze che ne volevano la dissoluzione”. Il capo dello Stato ha ricordato in particolare la sfida della crisi del 2011: “Sconfiggere la percezione della possibilità, se non del rischio, di dissoluzione dello stesso eurosistema. Una possibilità e un rischio che oggi possiamo considerare sconfitti”. Secondo il presidente della repubblica “oggi possiamo dire che il sistema economico europeo è più solido”.