E ora Donald Trump rischia l’impeachment. Il Russiagate inguaia il tycoon: pure i repubblicani lo scaricano

E ora Donald Trump rischia l'impeachment. Il Russiagate inguaia il tycoon. E ora pure i repubblicani cominciano a scaricarlo

Ora il rischio è più che mai concreto. Perché dopo le ultime rivelazioni del New York Times, non solo i democratici ma anche i repubblicani hanno cominciato a spaccarsi e a ventilare lo spauracchio dell’impeachment per Donald Trump.

“Credo che abbiamo visto già questo film, credo che abbiamo raggiunto le dimensioni da Watergate, ed ogni paio di giorni c’è una nuova rivelazione”. Dopo che lo fanno i democratici da giorni, ora infatti anche il repubblicano John McCain, l’anziano senatore della vecchia guardia che in questi mesi ha più volte preso posizioni critiche nei confronti di Donald Trump, non esita ad evocare lo scandalo che mise fine alla presidenza di Richard Nixon per parlare degli scandali che stanno investendo quella di Donald Trump. Le dichiarazioni di McCain dimostrano come la nuova, esplosiva, rivelazione abbia ancora portato alle stelle la già alta tensione a Capitol Hill. Secondo alcune indiscrezioni, peraltro, alcuni repubblicani in privato stanno iniziando a preoccuparsi della possibilità che da James Comey possano arrivare nuove informazioni, così gravi da costringere Trump a dimettersi. O addirittura ad avviare un processo, di cui ha parlato esplicitamente Angys King, senatore indipendente del Maine che “con tristezza e riluttanza” ha detto che si potrebbe essere entrati in una strada che porta all’impeachment.

Le rivelazioni – Secondo quanto sta emergendo in questi giorni, la vendetta di James Comey è tutta contenuta in un dossier in cui l’ex-capo dell’Fbi licenziato in tronco la settimana scorsa vuota il sacco e inchioda il presidente. L’accusa è grave: in un incontro fra i due a febbraio, Donald Trump chiese al capo dell’Fbi d’insabbiare l’indagine sul Russiagate. In particolare l’inchiesta che la polizia federale (che ha anche responsabilità di contro-spionaggio) stava svolgendo sul generale Michael Flynn, figura centrale nel Russiagate. Trump infatti nominò Flynn come suo massimo consigliere per la sicurezza nazionale, cioè capo del National Security Council che all’interno della Casa Bianca è la cabina di regìa di politica estera, difesa, anti-terrorismo. Ma Flynn aveva nascosto una serie di rapporti con la Russia, incontri clandestini con l’ambasciatore di Vladimir Putin durante la campagna elettorale, perfino pagamenti ricevuti. Di fronte alle rivelazioni Trump dovette cacciarlo. Il timore della Casa Bianca, si presume, è che dalla testimonianza di Flynn possano uscire altre rivelazioni compromettenti. C’è da dire, però, che la Casa Bianca ha smentito la veridicità di tali ricostruzioni.

La richiesta – Come se non bastasse, ora la Camera dei Rappresentanti americana ha chiesto all’Fbi di consegnare tutti i documenti che l’ex direttore James Comey ha scritto dopo le sue conversazioni con il presidente americano Donald Trump: la richiesta, peraltro, è stata firmata da un repubblicano, Jason Chaffetz, presidente del comitato di Intelligence della Camera dei Rappresentanti, la commissione che sta indagando sul Russiagate, e riguarda “memorandum, note, sintesi e registrazioni” in mano all’Fbi, dando una settimana di tempo al Bureau, fino a mercoledì 24 maggio, per la consegna.