L'Editoriale

E’ ora di fare i nostri interessi

Cinque sono impresentabili con la patente dell’Antimafia. Trentasette i candidati civetta, cioè quelli che voti qualcuno e al Parlamento europeo ci va un altro. Ventidue i condannati e indagati. Di motivi per pensarci bene su chi mandare a Bruxelles ce ne sono tanti, a cominciare dal fatto che l’Europa è sempre più determinante per le economie nazionali, e ogni Paese porterà acqua al suo mulino e non certo al nostro.

Oltre all’orientamento politico, rilevante per il destino del Governo gialloverde, c’è però un aspetto che sarebbe un errore sottovalutare alle urne. L’europarlamento è considerato da tanti una specie di luogo del folklore, privo di molti poteri che sono della Commissione e del Consiglio europeo, per non parlare di quell’entità formalmente indipendente che è la Banca centrale. Ma in realtà l’Europa gestisce un bilancio stratosferico, e le politiche che passano comunque dall’approvazione dei deputati Ue possono spostare miliardi, gonfiando quelle di chi sa come farsi rispettare.

Non a caso nei registri dove devono obbligatoriamente iscriversi i lobbisti di Bruxelles, risultano ad oggi 11.822 portatori di interessi, tutti schierati da grandi aziende, associazioni e multinazionali. Dare politici spregiudicati in pasto a questi lupi significa farci male da soli. Perciò scegliere chi ha fatto della impermeabilità alle lobby una bandiera – e non è colpa dei Cinque Stelle se su questo versante sono pressoché soli – non è un dettaglio secondario. Anzi, per chi ha davvero a cuore il nostro Paese, è la vera priorità.