L'Editoriale

Il solito film in onda sulla Rai

Il Governo del cambiamento va bene, ma se si cambia sul serio e senza perdere tempo è meglio

Il Governo del cambiamento va bene, ma se si cambia sul serio e senza perdere tempo è meglio. Un concetto che a quanto pare non fa audience in Rai, dove il nuovo amministratore delegato Fabrizio Salini tra i suoi primi atti ha confermato il contratto con la trasmissione di Fabio Fazio, Che tempo che fa. Una mossa sorprendente, non solo perché Cinque Stelle e Lega che l’hanno spedito a Viale Mazzini contestano da sempre i costi esorbitanti del programma, superiori a 18 milioni l’anno. Nonostante i tentativi di tenere questa somma riservata, è ormai noto che il presentatore ha un contratto fino al 2021, che vale solo per lui 2 milioni e 240mila euro lordi a stagione, mentre oltre dieci milioni vanno alla società proprietaria del format (tra l’altro non originalissimo), Officina Srl, di cui il 50% è sempre dello stesso Fazio. Proprio questa parte dell’accordo tra Officina Srl e la Rai era soggetta nei giorni scorsi a revisione e valutazione del costo. Una sorta di rinnovo, insomma, che Salini ha firmato grazie all’autonomia personale di spesa, fissata in dieci milioni. Così è bastato tenere la cifra da pagare a Officina Srl di poco sotto questa soglia (tanto l’affidamento è stato fatto senza gara), e ci siamo assicurati altri tre anni di spot per il sindaco Lucano e tutti i campioni del mondo dell’ipocrisia buonista che Fazio ci propina da anni. Ora è probabile che Salini abbia avuto le mani legate dalle clausole di un contratto infiocchettato dal suo predecessore Mario Orfeo, ma l’assoluto silenzio con cui è passato questo rinnovo fa paura se pensiamo alla Rai come una fonte di notizie e trasparenza. Non certo un buon inizio per i nuovi vertici, soprattutto se a questo abbiniamo il minuetto in corso da mesi per le direzioni di rete e dei telegiornali. Una battaglia di logoramento tra partiti politici e un piccolo gruppo di notabili dell’azienda, alcuni senza specifiche competenze, di cui si parla da settimane senza decidere niente. Non proprio l’aria nuova che ci si aspetta di respirare in quello che è stato promesso come un nuovo corso per la tv pubblica.