L'Editoriale

La più forte a Roma è la Raggi

Partì per suonarla e tornò suonata. È andata così a la Repubblica, quotidiano non più ostile di tutti gli altri nei confronti della sindaca di Roma, che ieri ha pubblicato un sondaggio sul gradimento della Raggi. Il titolo non lascia spazio a fraintendimenti: “Comunali, il flop di sindaca e M5S. Meno di uno su due la rivoterebbe”. Amen! Per chi si fida poco dei giornali, e perciò si è anche letto cosa dice l’indagine, prima di ricordarsi perché sempre meno persone vanno in edicola, ha scoperto però che il 21% degli elettori tornerebbe a votare Virginia Raggi, attribuendole così una base che ne fa la candidata più forte tra tutti i nomi in circolazione.

Una sorta di invito a riprovarci, insomma, senza contare che l’amministrazione capitolina ha dovuto ingoiare rospi a due a due finché non sono diventati dispari per affrontare i disastri lasciati dalle precedenti giunte di Sinistra, di Destra e marziane. Sacrifici che stanno portando già i primi frutti, come il miracoloso risanamento del bilancio dell’Atac, l’azienda del trasporto urbano che solo tre anni fa aveva un debito paragonabile a quello dell’Alitalia. Grazie a risultati come questo Roma può mettere finalmente in moto il quarto tracciato della metropolitana, quella linea D che Walter Veltroni promise senza metterci un euro e che Gianni Alemanno bocciò per mancanza di fondi.

Alla fine del mandato, tra oltre un anno e mezzo, si vedranno però molti altri frutti, come le migliaia di chilometri di strade riasfaltate, la riduzione del malaffare che dilagava negli uffici, i benefici economici per la fine del monopolio nella gestione dei rifiuti, il potenziamento e la completa manutenzione della rete idrica (solo tre anni fa si razionava l’acqua) e molto altro ancora. Roma poteva crescere di più? Tutto si può fare meglio, ma alla luce della debolezza del ciclo economico e del totale sbando in cui la Raggi ha trovato il Comune è stata una decisione tanto prudente quanto sacrosanta quella di non correre per le Olimpiadi, puntando prima a risanare un ente locale che versava in condizione da incubo. Chi verrà dopo, sia la stessa Raggi o chiunque altro, si troverà in mano una vettura più manovrabile e meno indebitata. E questo il 21% dei romani l’ha già capito.