L'Editoriale

Macron il sovranista camuffato

Doveva essere il matrimonio – d’interessi – più sontuoso dell’anno e invece siamo già al divorzio, ancor prima di cominciare, e con lo strascico di polemiche tipico di queste rotture. Fca, cioè la Fiat scappata all’estero e con in pancia Chrysler, non si fonderà con Renault, ufficialmente per decisione dei marchi giapponesi Nissan e Mitsubishi alleati con Parigi. In realtà però c’è dell’altro, con il solito protezionismo dei francesi che ormai conosciamo bene anche in Italia.

Alla faccia delle regole europee che garantiscono il libero mercato, ogni volta che entra in gioco un’azienda partecipata dallo Stato o comunque giudicata strategica dall’Eliseo, i nostri cugini d’Oltralpe o tengono il coltello dalla parte del manico oppure aggregazioni e acquisizioni naufragano regolarmente. Una violazione gravissima dello spirito che sta alla base di una comunità anche economica com’è l’Unione europea, ma quello che per gli altri è vietatissimo a Parigi si perdona.

Un esempio su tutti: i vincoli inderogabili sul deficit pubblico che impiccano la nostra crescita, mentre in Francia da anni si sfora allegramente. Un “metodo” che l’Eliseo applica da sempre, indipendentemente dal colore politico di chi governa, ma che con l’attuale presidente Macron diventa grottesco, dato che questo signore è tra i leader di quel fronte europeista ostinatamente contrapposto ai sovranisti e populisti. Questi ultimi, si sa, non pensano ad altro che al loro tornaconto nazionale, ma di fronte a certi porta-bandiera di una casa comune, alla prova dei fatti non sono certo i più egoisti.