L'Editoriale

Salvini e la bulimia elettorale. In caso di pericolo non c’è ragione che possa giustificare l’omissione di soccorso in mare

La linea dura sugli sbarchi di Salvini rischia di essere trasformata in qualcosa di diverso

Finché si scherza, anche nel Governo, buon divertimento a chi ha voglia di giocare. Miliardi di qua per una impossibile estensione della Flat tax, allarmi di la su un accordo strepitoso con la Cina… nell’epoca della politica raccontata con i selfie tutto fa spettacolo. Nulla da meravigliarsi, quindi, delle sortite da perenne campagna elettorale del leader della Lega, Matteo Salvini, e dei suoi giannizzeri, anche se tutto questo presenta il conto ai Cinque Stelle, che così passano come la palla al piede del Paese, un paradossale freno ai cantieri, al calo delle tasse e tra un po’ pure al sole che sorge in cielo. Si dirà che questa è la politica, e non è certo colpa dei 5S se le sparate grosse fanno notizia, ma quando le sparate si trasformano in cazzate va messo un argine o di diventa complici. Il salvataggio in mare di più di cinquanta persone ieri al largo della Libia non può essere indicato come un’azione illegale, tanto da provocare l’annuncio immediato di una nuova direttiva contro le azioni non coordinate dalle autorità nazionali. L’obiettivo è comprensibile: evitare che le Ong tornino a fare i taxi tra l’Africa e l’Italia, ma in caso di pericolo non c’è ragione che possa giustificare l’omissione di soccorso in mare. La linea dura sugli sbarchi, che ha fatto crollare l’arrivo dei migranti in Italia, condivisa da tutto il Governo, rischia di essere trasformata in qualcosa di diverso, che appagherà la bulimia elettorale della Lega e l’odio in cui una società scarica le sue paure, ma che è contro pagina uno di un insindacabile principio di umanità.