L'Editoriale

L’ultima balla sul Movimento che scende in piazza contro il suo stesso Governo

Se si potesse avere un centesimo per ogni bugia messa in circolazione dalla nascita dei Cinque Stelle ci potremmo pagare tutto il debito pubblico italiano, e in tasca ci resterebbe pure qualcosa. Le puntate precedenti le conosciamo: quello dei grillini è il partito (mentre in realtà è un Movimento) delle tasse e delle manette, nemico delle imprese e dei cantieri, zeppo di furbetti attaccati alla poltrona e che non restituiscono lo stipendio. Alle elezioni regionali ed europee hanno perso sempre e perciò sono finiti. Ora basterebbe un microbo di onestà intellettuale per riconoscere che seppur di poco le tasse le hanno abbassate, al contrario di chi invece prometteva di ridurle drasticamente ma poi non ha cancellato nemmeno le accise sulla benzina.

I cantieri aperti sono aumentati, le manette spettano solo a chi è condannato e non potrà continuare a farla franca grazie alla prescrizione. Sui rimborsi elettorali e la parte degli stipendi restituita dai parlamentari stendiamo un velo penoso: chi si straccia le vesti perché qualche deputato e senatore dei 5S non ha fatto i bonifici promessi non si è mai posto il problema di ridare ai cittadini un solo centesimo. E non parliamo poi dell’accusa di non mollare le poltrone, fatta da partiti che in Parlamento ci stanno da decenni. Se poi sono finiti o meno lo vedremo alle prossime elezioni politiche, magari quando si vedranno gli effetti delle cose buone che hanno fatto in un anno e mezzo di Governo.

Cose fatte seppure con due maggioranze diverse e nonostante il tentativo di cancellare gli atti più importanti: dal Reddito di cittadinanza al taglio dei parlamentari e dei vitalizi. Arriviamo così all’ultima delle bugie, quella di giornata, sparata da giornali e tv, e ripetuta all’infinito senza un briciolo di verità, sperando che riferendola all’infinito possa fregarci tutti. In sostanza, con un record olimpico d’incoerenza, il Movimento scenderebbe in piazza la settimana prossima per protestare contro l’Esecutivo di cui fa parte, e quindi contro se stesso. Una balla assoluta, come sa bene chi legge questo giornale, che tre giorni fa ha segnalato per primo l’iniziativa spontanea di migliaia di attivisti M5S per opporsi con una manifestazione davanti al Senato al ritorno dei vitalizi.

Una decisione che anche uno studente al primo anno di Diritto costituzionale sa perfettamente non avere nulla a che fare col Governo, in quanto le Camere decidono sul loro funzionamento in regime di autodichia (cioè autonomamente). A una tale pressione partita dalla base, i portavoce Cinque Stelle hanno dato il giorno dopo il loro sostegno, e successivamente l’ex capo politico Luigi Di Maio ci ha messo un carico in più, allargando la protesta contro il tentativo di cancellare le leggi del Movimento. Un tentativo che evidentemente non parte dal Governo di cui l’M5S è azionista di maggioranza, anche perché mai e poi mai il premier Giuseppe Conte ha avallato lo stop al Reddito di cittadinanza che invece vogliono Salvini, Berlusconi e la Meloni, mai ha bloccato il ministro Bonafede per far vincere Renzi e parte del Pd sul ritorno della prescrizione, e mai e poi mai ha favorito in qualunque modo chi ci porterà a votare a fine marzo per il più inutile dei referendum, con cui il sistema tenterà di salvare le poltrone a più di 400 parlamentari.

Questi sono i motivi per cui il Movimento va in piazza, e in nessuno di questi c’entra in alcun modo il Governo, se non nella misura in cui dovrebbe emetterlo prima o poi un decreto che svergogni chi racconta fesserie su giornali e tv, in questo caso offrendo a Zingaretti l’opportunità di credere a un imbroglio che non c’è, e vederci dentro chissà quali trame di Di Maio contro Conte. Giochetti da Prima Repubblica di cui i retroscenisti politici scrivono da mesi, e che sempre per le stesse fake news sarebbero il pensiero fisso di chi vive il Movimento come un taxi verso il potere e non come un mezzo rivoluzionario e forse irripetibile per cambiare davvero e dalle fondamenta questo Paese.