L'Editoriale

Una testa che salta per lesa onestà. La bocciatura della Goulard è più di un incidente di percorso

Verrebbe da dire che anche i ricchi piangono, ma la bocciatura di Sylvie Goulard per il ruolo di commissario Ue all’industria è più di un incidente di percorso. Per quanto Parigi sia democratica, tagliare la testa all’ex ministro indicato da Macron ha il sapore della lesa maestà. Quell’asse franco-tedesco che domina l’Europa non riesce più a imporre chi gli pare, fosse anche un personaggio costretto a dimettersi dal governo Philippe e tutt’ora discusso in patria, tanto da non potersi escludere un prossimo coinvolgimento in indagini della magistratura.

Non è la prima volta, sia chiaro, che l’Europarlamento manda a casa candidati di rilevo per la Commissione, e su questo anche l’Italia ha dato con lo stop nel 2004 a Rocco Buttiglione. La stessa squadra scelta dalla presidente von der Leyen ha già perso due pezzi con i nomi proposti da Ungheria e Romania, ma uno schiaffo all’Eliseo è ben altra cosa. Per Sandro Gozi, eletto a Strasburgo nella lista di En Marche dopo esserlo stato prima col Pd renziano, la Goulard è vittima di una vendetta trasversale contro Macron.

Il leader francese, insomma, sta talmente sul naso da far fucilare la sua candidata in mancanza di poter colpire direttamente monsieur le président. Di “bassezza” d’altra parte parla pure Macron, senza farsi sfiorare dal fatto che magari possa esserci chi non vuol premiare una signora sospettata di appropriazione indebita, per aver messo in conto alla Ue lo stipendio di un collaboratore che invece lavorava per lei a Parigi. Più che lesa maestà, qui si tratta di lesa onestà.