Altro che politiche per la famiglia. L’Italia spende solo pochi spiccioli per sostenere natalità e nuclei svantaggiati

Per sostenere famiglie e natalità l'Italia spende risorse pari a solo l'1,5% del Pil. Il dato emerge da un'indagine del Centro Studi ImpresaLavoro

Per il sostegno alla famiglia e alla natalità l’Italia spende risorse pari a solo l’1,5% del Pil: una cifra inferiore all’1,7% del Pil che i paesi dell’Unione a 28 e dell’area Euro spendono in media a favore dei nuclei con figli a carico. È quanto emerge da un’indagine del Centro studi ImpresaLavoro su elaborazione degli ultimi dati Eurostat (2015).

In pratica si tratta di quella parte di spesa pubblica destinata a: protezione sociale a favore di famiglie con figli a carico; indennità o sovvenzioni per maternità, nascita di figli o congedi per motivi di famiglia; assegni familiari; sovvenzioni per famiglie con un solo genitore o figli disabili; sistemazione e vitto fornito a bambini e famiglie su base permanente (orfanotrofi, famiglie adottive, ecc.); beni e servizi forniti a domicilio a bambini o a coloro che se ne prendono cura; servizi e beni di vario genere forniti a famiglie, giovani o bambini (centri ricreativi e di villeggiatura).

Ordinando il totale della spesa di ogni singolo Paese in percentuale al Pil, l’Italia si piazza – con il suo 1,5% – in 17° posizione (sulle 30 nazioni prese in considerazione da Eurostat). Tra i grandi Paesi europei, peggio di noi fanno Portogallo e Olanda (1,1%), Grecia e Spagna (0,6%) mentre questa spesa è analoga nel Regno Unito (1,5%) e superiore in Belgio (2,4%), Austria (2,3%), Irlanda (2,0%), Germania (1,6%) e Francia (2,5%).

La posizione dell’Italia in questa classifica cambia leggermente se, invece che come percentuale del Pil, la spesa è calcolata pro-capite. In questo caso il nostro Paese sale dal 17° al 15° posto (sempre su 30). Molto concretamente questo significa che ogni anno in Italia vengono stanziati e spesi per la famiglia 413,99 euro a cittadino. Una cifra in valore assoluto superiore a quella di Spagna, Grecia e Portogallo (dove però la vita costa sensibilmente di meno) ma nettamente inferiore a quella di tutti gli altri grandi paesi continentali. Tralasciando i paesi nordici e il Lussemburgo, che rappresentano eccezioni oggettive, non si può fare a meno di notare come in Francia la spesa pubblica a favore della famiglia sia il doppio della nostra: 813,17 euro a cittadino (399,18 in più dell’Italia). Meglio di noi fanno anche la Germania (595,12 euro pro capite) e il Regno Unito (590,18 euro pro capite). Il nostro dato è sensibilmente inferiore sia rispetto a quello dell’Unione Europea a 28 (dove la media è di 501,67 euro pro capite) sia rispetto a quello dell’area Euro (530,93 euro pro capite).

“Il drastico calo della natalità nel nostro Paese, fotografato recentemente dall’Istat, trova ragione anche nella crisi economica e in una insufficiente politica di sostegno alle madri lavoratrici e alle famiglie in generale» osserva l’imprenditore Massimo Blasoni, presidente del Centro studi ImpresaLavoro. “La sfide poste dal progressivo invecchiamento della nostra popolazione pongono nell’immediato futuro un problema di sostenibilità dell’intero sistema di protezione sociale, sia con riferimento al comparto pensionistico che a quello più prettamente sanitario. Una sfida che la politica deve affrontare al più presto: oltre a misure efficaci in grado di facilitare la conciliazione tra obblighi familiari e lavoro, serve ridisegnare il nostro sistema tributario per alleggerire il peso fiscale che le famiglie italiane sono costrette a sopportare”.