Gioco sporco di Salvini sul referendum per tornare subito al voto. Obiettivo: rinviare il tagliapoltrone. E rieleggere ancora 945 parlamentari

Perché mai inoltrare la richiesta di un referendum dall’esito, quasi, scontato, è domanda dalla risposta praticamente scontata. Forse non tutti i 64 senatori, che chiedono che sul taglio dei parlamentari a esprimersi siano i cittadini, hanno voglia di far cadere il governo e di andare subito alle urne. Sta di fatto che la loro richiesta, da formalizzare entro il 12 gennaio, manderebbe in freezer la riduzione dei parlamentari che, in assenza di iniziative referendarie, entrerebbe in vigore il 12 marzo. Tempi strettissimi, quindi, in caso di un’eventuale crisi di Governo già a gennaio, per tornare alle urne prima che si inneschi la mannaia del tagliapoltrone. Ma, al contrario, in caso di referendum, che potrebbe celebrarsi tra aprile e giugno prossimi, una crisi invernale del Conte 2 lascerebbe aperta la possibilità di tornare al voto con l’attuale impianto costituzionale, rieleggendo 945 parlamentari.

GRANDI MANOVRE. A ispirare i 64 senatori firmatari, una quarantina di Forza Italia, sarebbero proprio questi calcoli. “A muoverli il desiderio di andare a elezioni presto”, confessa del resto, parlando dei suoi, il leader Silvio Berlusconi. Ma il vero regista occulto dell’operazione sarebbe Matteo Salvini. Tra i 64 ci sono due leghisti sui generis: gli ex M5S Grassi e Urraro. Ma c’è chi giura che se alcuni dovessero ritirare la firma da quella lista – per scongiurare le urne anticipate sono entrati in azione vari pontieri – il Carroccio è pronto a scendere in campo mettendoci la faccia. Cosa che, per ora, Salvini non sembra disposto a fare: “Ho votato quattro volte nella stessa maniera, voterò per la quinta volta per il taglio dei parlamentari”.

Anche se il suo amico Gian Marco Centinaio nutre più di un dubbio sulla bontà della misura. Il leader leghista benedice il referendum (ultima parola al popolo) che – si dice sicuro – “passerà con il 98% del voto degli italiani a favore del taglio”. Allora perché indirlo? Il capo politico dei Cinque Stelle a mo’ di provocazione dichiara: “Vorrei dire ai 64 firmatari che forse potevano andare in piazza a raccogliere le 500mila firme che servono per la richiesta del referendum, coinvolgere le persone veramente. Ma dubito le avrebbero raccolte”. Qualcuno semina ombre sul ruolo di aiuto regista di Salvini svolto da Matteo Renzi (tra i 64 due appartengono a Iv). Ma l’ex leader del Pd la butta in caciara: “Se c’è uno che non vuol sentir parlare di referendum costituzionale sono io”. E nega tutto: “Il referendum non cambia nulla. Bisogna andare a votare, quando si andrà a votare, per 600 parlamentari con la riforma attuata”.

La matassa è ingarbugliata anche perché in ballo c’è un altro referendum: quello sulla legge elettorale ideato da Roberto Calderoli per un maggioritario puro e sul quale è atteso il pronunciamento della Consulta a metà gennaio. Obiettivo dei dem e del M5S è anticipare i tempi incardinando una proposta di legge elettorale prima. Ad ogni modo, sulle ipotesi di voto anticipato lo sguardo si rivolge al Colle. E a quello che farebbe il capo dello Stato in caso di crisi di governo con il referendum costituzionale alle porte. Sergio Mattarella, sostengono in molti, non avrebbe dubbi: subito al voto con le regole in vigore oggi. Ma c’è anche chi pensa il contrario: il presidente della Repubblica inviterebbe le forze politiche a uno sforzo in più per reggere fino a dopo il referendum.

Più macchinosa la terza ipotesi: elezioni subito, ma di fronte a una riforma costituzionale in vigore Mattarella scioglierebbe le Camere e manderebbe di nuovo al voto. Da cerchiare in rosso sul calendario per le sorti del governo è la data del 26 gennaio, quando si voterà in Emilia-Romagna. Un voto che è un test per verificare lo stato di salute dell’alleanza Pd-Cinque stelle. E se le cose si mettessero male, chi si prenderebbe la responsabilità di staccare la spina, con un referendum sul taglio dei parlamentari all’orizzonte? Taglio che Di Maio, ricorda, è stato proposto dal M5S. L’Italia già dal prossimo mese, se non fosse intervenuta la richiesta di referendum, “sarebbe finalmente riuscita a ridurre il suo enorme numero di parlamentari”. Ma non è un problerma: “Sono sicuro che i cittadini sapranno scegliere nel migliore dei modi”.