Gli enti pubblici fanno danni. E la giustizia amministrativa ci costa 205 milioni l’anno

di Clemente Pistilli

e pubbliche amministrazioni infilano un errore dietro l’altro, tra appalti sbagliati e leggi calpestate, e a impugnare atti bollati come illegittimi sono ogni anno migliaia di cittadini e aziende. Tanto per complicare le cose, sulla materia vi sono poi una media di sei gradi di giudizio, che spesso aumentano. Il risultato? Per mettere ordine in un tale caos vengono spesi annualmente oltre 200 milioni di euro, in larga parte coperti dal Ministero dell’economia e finanze. Tar e Consiglio di Stato costano tanto, costano soprattutto perché la mole di lavoro da cui sono investiti richiede un alto numero di giudici e amministrativi. Un quadro pesante, che emerge dal conto finanziario per il 2012 approvato dal Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, l’organo di autogoverno della giustizia amministrativa e in pratica l’omologo del Csm, presieduto dal giudice Giorgio Giovannini.

Un forte attivo
Lo Stato finanzia la magistratura amministrativa, chiamata a riparare gli errori dello Stato stesso, un impegno forte, nonostante i conti dei Tar italiani e di Palazzo Spada si chiudano con un forte attivo. Il fondo esistente al 31 dicembre scorso ammonta a più di 135 milioni di euro e le somme sul conto corrente a oltre 635 mila euro, con un avanzo di quasi 39 milioni. Sono cresciute persino le entrate rispetto a quelle inizialmente previste, toccando quota 237 milioni, sono stati riscossi oltre 170 milioni e ne restano da riscuotere circa 13, somme queste ultime che arrivano dai cittadini, costretti a pagare cifre sempre più elevate per fare un ricorso, tanto che ormai in tanti rinunciano a chiedere giustizia. In totale le entrate accertate ammontano a 223 milioni di euro e quelle riscosse a 210 milioni e mezzo.

Quanto ci costano queste toghe
Le spese maggiori per i Tar e il Consiglio di Stato sono quelle relative al personale. Nel 2012 sono stati impegnati 205 milioni e ne sono stati pagati 116, mancando ancora da saldare quasi 89 milioni. Le uscite, grazie al contenimento della spesa sono comunque diminuite e, in totale, per le spese correnti sono stati impegnati 181 milioni e ne sono stati spesi 96. Andando, però, allo specifico dei costi del personale, il bilancio si è chiuso con un impegno di per gli stipendi dei giudici di 76 milioni, di 410 mila euro per il segretariato generale, di 480 mila per l’ufficio studi, di 348 mila per i trasferimenti e le missioni dei magistrati, di 212 mila per i buoni pasto dati ai giudici, di 30 milioni e mezzo per gli stipendi degli amministrativi, di oltre due milioni per gli straordinari sempre degli amministrativi, 765 mila euro per i buoni pasto agli amministrativi, 114 mila euro per gli indennizzi a quanti si sono ammalati sul lavoro, mentre non è stato investito un centesimo, nonostante fossero stati previsti tre milioni, per ridurre l’arretrato. Pagati infine oltre tre milioni e mezzo di affitti e 49 mila euro di risarcimenti giudiziari. A costare e tanto è però lo stesso organo di autogoverno che ha approvato i conti: 950 mila euro di stipendi ai magistrati, 405 mila euro per le missioni e 533 mila euro per gli assegni ai componenti non togati sempre del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa.