Governatore sardo e senatore. Solinas tiene il piede in due staffe. Il doppio incarico è espressamente vietato dalla legge. Ma a Palazzo Madama non c’è traccia di dimissioni

Il caso è stato sollevato a livello locale da Massimo Zedda, ex candidato presidente del centrosinistra, ma ha già varcato i confini nazionali. Christian Solinas è stato eletto a febbraio – e proclamato ufficialmente il 20 marzo – governatore della Regione Sardegna. Ma da marzo dello scorso anno è anche senatore della Repubblica. Sulla scheda di Palazzo Madama risulta vicepresidente del gruppo parlamentare “Lega-Salvini premier-Partito sardo d’azione”, membro della commissione Bilancio, vicepresidente della commissione Antimafia.

TRE PRESENZE IN DUE MESI. Una situazione di incompatibilità che il governatore aveva modo di risolvere da oltre due mesi. La Costituzione stabilisce all’articolo 122 che “nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio o a una Giunta regionale e ad una delle Camere del Parlamento”. Ma al momento non risulta che abbia inviato all’ufficio di presidenza del Senato richiesta di dimissioni. Il presidente della Giunta delle elezioni, Maurizio Gasparri, è all’oscuro ma assicura che “nei prossimi giorni il caso sarà all’esame insieme con quello di quanti sono stati eletti, per esempio, al Parlamento europeo”.

Contattato da La Notizia, il portavoce di Solinas esclude che, pur occupando la doppia poltrona, stia percependo emolumenti doppi (“Assolutamente no”, è la risposta), ma non ci chiarisce se al momento sia pagato dalla Regione o da Palazzo Madama. Né è in condizione di dirci se la richiesta di dimissioni sia stata inoltrata o meno (“Solinas è malato e non è rintracciabile”). In realtà uno solo è lo stipendio che può percepire. La legge (n. 56 del 2014) stabilisce infatti che “resta fermo in ogni caso il divieto di cumulo con ogni altro emolumento; fino al momento dell’esercizio dell’opzione, non spetta alcun trattamento per la carica sopraggiunta”.

Se si sbirciano i resoconti stenografici da quando è stato proclamato governatore – dal 20 marzo si contano 20 sedute dell’aula – Solinas risulta presente tre volte: 20 e 21 marzo e 28 maggio. Tutti gli altri giorni risulta in congedo. Dunque se al momento Solinas stesse percependo lo stipendio da senatore, nonostante le numerose assenze – tutte giustificate – gli emolumenti previsti gli sarebbero corrisposti in toto. Compresa la diaria – ossia i rimborsi per le spese di soggiorno a Roma – che per i senatori ammonta a 3.500 euro al mese salvo “decurtazioni per ogni giornata di assenza dai lavori parlamentari“, recita il sito di Palazzo Madama alla voce “trattamento economico” dei senatori.

EFFETTO BOOMERANG. Decurtazioni che, grazie ai congedi, Solinas sarebbe finora riuscito a scongiurare. In realtà Solinas – secondo quanto riportato ieri sera dall’Ansa – avrebbe cercato di dimettersi già più di una volta, ma la Lega, cioè il partito con cui è stato eletto in Senato, gli avrebbe sempre chiesto di aspettare l’esito dei quattordici ricorsi presentati all’indomani delle Regionali in Sardegna. Un’attesa che potrebbe rivelarsi un boomerang: i ricorsi, infatti, se accolti dal Tar Sardegna – mercoledì 12 giugno la prima udienza – avrebbero l’effetto di far perdere il posto nell’Assemblea isolana a tutti gli otto eletti del secondo partito più votato, cioè il Carroccio. Una situazione che renderebbe, secondo alcuni, il ritorno a elezioni inevitabile. Ma c’è anche chi rispetta la Costituzione: è il caso di Massimiliano Fedriga dimessosi dal Parlamento dopo la nomina a governatore del Friuli-Venezia Giulia. E di Marco Marsilio (FdI) che ha lasciato il Senato nei termini dopo l’elezione a governatore dell’Abruzzo.