Il governo delle larghe offese

di Fabrizio Gentile

Siamo alle barricate. E la guerra civile politica che si sta combattendo è sul diritto. Da una parte il centrodestra che parla di colpo di Stato pensando alla retroattività di una legge al solo scopo di colpire un leader politico, dall’altra il centrosinistra che denuncia il fatto che le leggi dello Stato siano calpestate in nome di interessi personali.In mezzo il Capo dello Stato, che definire preoccupato è un eufemismo. Anche se, va detto, è stato proprio lui a creare le condizioni per questo corto circuito istituzionale.

Il monito del Colle
“Evocare il colpo di Stato o parlare di ‘operazione eversiva’ è grave e assurdo”. Giorgio Napolitano scende direttamente in campo dopo la minaccia di dimissioni di massa annunciate nella serata di ieri dai parlamentari Pdl in caso di decadenza di Silvio Berlusconi. Il Capo dello Stato in mattinata parla di fatto “inquietante” e ribadisce il concetto in una nota ufficiale in cui sostiene che le dimissioni in blocco dei deputati e dei senatori berlusconiani “configurerebbe l’intento, o produrrebbe l’effetto, di colpire alla radice la funzionalità delle Camere”.
“Non meno inquietante – continua Napolitano – sarebbe il proposito di compiere tale gesto al fine di esercitare un’estrema pressione sul Capo dello Stato per il più ravvicinato scioglimento delle Camere. C’è ancora tempo, e mi auguro se ne faccia buon uso, per trovare il modo di esprimere – se è questa la volontà dei parlamentari del Pdl – la loro vicinanza politica e umana al Presidente del Pdl, senza mettere in causa il pieno svolgimento delle funzioni dei due rami del Parlamento”. Quanto alle parole di Berlusconi che ha evocato ‘il colpo di Stato’ o ‘operazione eversiva’ Napolitano parla di fatto “grave e assurdo”: “l’applicazione di una sentenza di condanna definitiva, inflitta secondo le norme del nostro ordinamento giuridico per fatti specifici di violazione della legge – aggiunge – è dato costitutivo di qualsiasi Stato di diritto in Europa, così come lo è la non interferenza del Capo dello Stato o del Primo Ministro in decisioni indipendenti dell’autorità giudiziaria”.

I pompieri
Malgrado lo stop del Colle il Pdl continua sulla strada decisa e sia alla Camera che al Senato i parlamentari del partito di Berlusconi stanno iniziando a raccogliere le firme per rassegnare le dimissioni di massa e consegnarle ai capigruppo. Si smarca dalla linea ufficiale Gaetano Quagliariello, secondo cui le “dimissioni si danno e non si annunciano. Comunque – ha aggiunto il ministro per le Riforme – non abbiamo votato alcuna dimissione”. E anche Maurizio Lupi getta acqua sul fuoco: “da qui al 4 ottobre ogni parlamentare del Pdl deciderà cosa fare”, dice.

La linea del Pd
Appoggio pieno al Capo dello Stato arriva dal Pd: il segretario dei democratici, Guglielmo Epifani, parla di “richiamo fermo e obbligato alle funzioni essenziali della democrazia parlamentare e al rispetto costituzionale della separazione dei poteri”. “Il Pd condivide nella sostanza e nel contenuto la nota del Presidente e ancora una volta ne apprezza lo spirito di servizio verso il Paese. Tutto ora va ricondotto nell’alveo della chiarezza e per questo ognuno si assuma fino in fondo la responsabilità dei propri atti”. E Roberto Speranza, capogruppo ‘democrat’ alla Camera, definisce “gravissimo” l’atteggiamento del Pdl e chiede “un chiarimento vero, forte e definitivo sia sul piano politico che istituzionale”.

La replica del Pdl
In una nota congiunta i capigruppo del Pdl al Senato Renato Schifani e alla Camera Renato Brunetta affermano che “l’opinione unanime espressa dai parlamentari del Popolo della Libertà-Forza Italia è quella dell’esistenza di un’operazione persecutoria da parte di una corrente della magistratura, al fine di escludere definitivamente dalla competizione politica il leader del centrodestra, a cui si aggiunge il voto della giunta per le elezioni del Senato con l’applicazione retroattiva della legge Severino”. “Questo voto – aggiungono – calpesta un principio fondamentale dello stato di diritto, quello della ‘irretroattivita’ delle leggi’. La definizione quindi di ‘colpo di Stato’ e di ‘operazione eversiva’ non è ‘inquietante ma è invece realistica e pienamente condivisibile”.

Attacco al Quirinale: la Santanchè spara ad alzo zero sul Presidente

“Il comunicato del presidente Napolitano, per i toni arroganti e i contenuti espressi, configura una indebita interferenza del Quirinale nelle libere scelte di un partito e di singoli deputati e senatori. I quali, a differenza di Napolitano, che non è stato eletto dal popolo, ma nominato da segreterie politiche, devono rispondere delle loro scelte non certo al presidente della Repubblica ma esclusivamente a milioni di italiani che li hanno liberamente eletti. Non accetto quindi lezioni di democrazia da un Presidente, che ancora una volta, si sta dimostrando uomo di parte, arbitro non imparziale e minaccioso nei confronti della libertà politica e di coscienza di una parte significativa del Parlamento’’. Daniela Santanchè va oltre il rispetto istituzionale e attacca frontalmente il Capo dello Stato. “Il presidente della Repubblica dovrebbe inquietarsi, si, ma per l’apertura da parte dell’Europa del procedimento d’infrazione sulla irresponsabilità dei giudici italiani”.

La posizione dei grillini
Secondo Di Battista (M5s), “ora chi ha dignità dovrebbe ribellarsi. Un presidente del Consiglio sotto il ricatto di un condannato si dimette, un presidente della Repubblica sotto il ricatto di un condannato scioglie le Camere, una popolazione sotto il ricatto di un condannato chiede a gran voce il voto.
Noi abbiamo dignità, non ci interessa nulla delle “poltrone appena conquistate” e per questo chiediamo il voto, perché il Porcellum fa schifo (per questo abbiamo votato la mozione Giachetti per abrogarlo immediatamente) ma ancor più indecente è un paese che perde dignità e sovranità costantemente. Al voto. Vinceremo, non vinceremo? Non ne ho idea. So che pronunceremo con forza nelle piazze e in rete una parola che non abbiamo mai pronunciato: al governo! Perché l’Italia – conclude – non possiamo lasciarla morire, perché il reddito di cittadinanza è la priorità, perché non possiamo consentire a un governo di aumentare l’Iva perché siamo sovrani e dobbiamo svegliarci”. “Al voto. Vinceremo, non vinceremo? Non ne ho idea. So che pronunceremo con forza nelle piazze e in rete una parola che non abbiamo mai pronunciato: al governo! Perché l’Italia non possiamo lasciarla morire, perché siamo sovrani e dobbiamo svegliarci”,

Letta: umiliato il Paese. La verifica la faremo davanti agli italiani

Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, rispondendo a una domanda sulle tensioni con il Pdl alla Columbia Universituy, ostenta ottimismo:  “Al ritorno a Roma affronterò i problemi della maggioranza, l’Italia è attesa il prossimo anno dal semestre di presidenza dell’Ue e “sono certo che riuscirò a convincere tutti a comprendere le giuste priorità e a mio avviso questa è la prima priorita’”. ‘’E’ assolutamente necessario – ha precisato –  arrivare a un chiarimento, che ritengo indispensabile. Un chiarimento che deve esserci nel governo e in Parlamento’’.  Poi il premier alza il tiro: “Il Pdl ha umiliato l’Italia, dove non c’è nessun golpe. La verifica con il Pdl non avverrà nel chiuso di stanze o con modi da prima Repubblica, davanti ai cittadini italiani ognuno si prenderà le sue responsabilità. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si conferma come punto di riferimento centrale per il nostro paese, una guida ferma. Condivido le sue parole dalla prima all’ultima”.