Invece di parlarci di Open Renzi processa in Parlamento toghe e giornalisti. Oggi al Senato l’affondo del leader di Italia Viva

Non sono giorni facili per l’ex premier, oggi leader di Italia Viva, Matteo Renzi. Alle grane che gli derivano dall’inchiesta sulla fondazione Open – l’ex “cassaforte” della Leopolda -, dalla questione della villa di Firenze comprata in parte con i soldi chiesti in prestito alla famiglia di Riccardo Maestrelli, finanziatore di Open e nominato nel cda di Cassa depositi e Prestiti quando lui era a Palazzo Chigi, si aggiunge la querelle con il giornalista de La7 Corrado Formigli, che dopo la puntata di Piazza Pulita dedicata appunto alla casa di Renzi, si è visto pubblicare in rete da “simpatizzanti” renziani le foto della propria abitazione.

Due i fronti aperti, dunque, con la magistratura e con la stampa. Il terzo potere e il “quarto” potere. Di questo parlerà oggi alle 10 il senatore di Rignano sull’Arno in aula a Palazzo Madama: del rapporto tra i poteri dello Stato, legislativo, giudiziario, esecutivo. “Voglio che resti agli atti parlamentari una riflessione seria, pacata, senza fraintendimenti su ciò che sta accadendo alla politica del nostro Paese”, scrive nella sua Enews della settimana. E continua: “Ci sono state polemiche con alcuni giornalisti a seguito della violazione della privacy di un conduttore televisivo. Penso che ogni violazione della privacy sia un atto barbaro. L’ho detto e lo ribadisco. Mi fermo qui perché non voglio alimentare ulteriori tensioni. Sono tra i pochi politici che accetta di rispondere a tutte le domande, che risponde a tutte le interviste, che va in trasmissioni dove gli altri non hanno coraggio di andare: quindi ho profondo rispetto per il Giornalismo e per i giornalisti”.

“Mi piacerebbe – aggiunge il leader di Iv – discutere della qualità, della qualità della politica, del giornalismo, del dibattito pubblico italiano. Chissà: prima o poi tutti insieme – politici e giornalisti – riusciremo a fare una discussione pacata su questo tema. Chi si sente defraudato di un proprio diritto, in Italia, ha la possibilità di azionare le vie legali. Io lo sto facendo in modo sistematico non tanto per me, né per vendetta, ma per rispetto alla mia famiglia. Mi dispiace che qualcuno abbia dipinto i “renziani del web” come squadristi. Se uno fa questo paragone significa che non conosce i renziani, persone appassionate che credono alla politica, non all’odio. Ma soprattutto significa che non conosce lo squadrismo. E invece conoscere la storia è un dovere perché non si ripeta, mai più”.

Chi cura la Enews di Renzi? E chi sono quelli che vengono definiti i “renziani del web”? Chi ha coniato l’hashtag #colposucolpo lanciato per ribattere alle accuse emerse dall’inchiesta sulla fondazione Open e il prestito ricevuto per l’acquisto della casa fiorentina? Dietro a tutto questo c’è Alessio De Giorgi, già fondatore di gay.it, già “esperto social” del comitato “Basta un Sì”, nato per promuovere il referendum costituzionale di Maria Elena Boschi (e sappiamo come è andata…) e infine direttore della comunicazione digital del Pd.

L’uomo che Renzi ha scelto per sferrare l’offensiva sul web e sui social non viene però retribuito (80mila euro annui) grazie alle laute elargizioni di privati alla Fondazione Open ma con soldi pubblici: formalmente fa parte dello staff della ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova, in realtà gestisce il profilo ufficiale di Italia viva, quelli di alcuni parlamentari e anche numerose chat via WhatsApp e Messenger costituite da migliaia di sostenitori renziani (i “renziani del web”) grazie alle quali viene veicolato e viralizzato il verbo del capo.

Ad affiancare nell’impresa il quarantottenne De Giorgi, c’è suo marito Nicolae Galea, ventenne romeno, assunto nello staff dell’altra ministra renziana, Elena Bonetti in qualità di “esperto” non meglio identificato, al contrario della retribizuione che è ben specificata nel sito della presidenza del Consiglio: 40 mila euro annui. anche per lui denari pubblici.