Italia Viva solo col proporzionale. Ma lo sbarramento fa paura a Renzi. Sulla legge elettorale Matteo sta poco sereno. Se tira troppo la corda rischia di fare la fine di Alfano

Un motivo in più che ha spinto Matteo Renzi a pigiare il bottone finish alla sua esperienza nel Pd è stata la prospettiva di una modifica della legge elettorale in senso proporzionale messa in campo dal neonato governo giallorosso. A dispetto di quanto il senatore fiorentino continui a dichiarare: “Volevo un Paese che votasse col maggioritario”. Alla vigilia della scissione renziani di ferro dicevano: “Ora che si va verso il proporzionale bisogna entrare in gioco”. Quella stessa aspettativa, però, rischia di ritorcerglisi contro.

I TIMORI. Da Nicola Zingaretti a Dario Franceschini, da Luigi Di Maio a Giuseppe Conte, nessuno sta sereno. Il ruolo che l’ex premier intende giocare nell’esecutivo, con Italia viva, sarà quello di disturbatore, con l’obiettivo di dire la sua su tutti i dossier che contano. A tal fine disporrà di 40 parlamentari circa, tra questi più di 10 senatori. E a Palazzo Madama la minaccia è concreta: i numeri a favore del governo sono risicati. Ecco perché al Nazareno, ma soprattutto a Palazzo Chigi, si stanno studiando le strategie per spuntare gli artigli a Renzi e blindare il governo. Che l’ex segretario del Pd non abbia intenzione di mettere in crisi l’esecutivo perché troppi sono gli interessi in ballo (l’infornata di nomine che attende la galassia delle aziende pubbliche, l’elezione del nuovo presidente della Repubblica nel 2022) può essere ipotesi credibile ma non sufficiente.

Il premier Conte è alla ricerca di un ulteriore scudo. E questo si chiama riforma elettorale. Andare alle elezioni anticipate per Italia viva oggi sarebbe a dir poco sconveniente. La creatura dell’ex segretario Pd nei sondaggi viaggia tra il 3 e il 4 per cento. Ma Renzi è consapevole che nell’agenda del governo c’è la riforma elettorale. E nonostante ribadisca che il suo sogno è “il monocameralismo, il doppio turno, un sistema in cui la sera sai chi ha vinto le elezioni” spera ora in un ritorno al passato. “Se c’è un patto di governo” per il proporzionale – si è affrettato a dire – “lo rispetteremo, non metto bocca”. E ostenta sicumera: “Non ho legato la mia scommessa politica a un sistema elettorale. Italia Viva va bene sia con il proporzionale che con il maggioritario ma non dipende da noi. Saranno Pd-M5s a decidere”. Ebbene se oggi Zingaretti, Franceschini e Conte hanno un’arma di ricatto nei suoi confronti questa è la riforma elettorale. Rinviarla sine die o progettare di farla con un’alta soglia di sbarramento significa attentare alla stessa sopravvivenza di Italia viva.

IL COSTITUZIONALISTA. Non la pensa così Stefano Ceccanti, deputato e costituzionalista, che ha deciso di non lasciare il Pd “perché contrario ai partiti minoritari”. “Che Renzi – dice a La Notizia – voglia cambiare la legge e farla più proporzionale e per questo abbia fatto la scissione è una cosa palesemente insensata. Semmai ha fatto la scissione sulla base delle norme vigenti: oggi abbiamo già una legge nettamente proporzionale e chi ha poco più del 3% sa che entra in Parlamento”. Ma il rischio c’è, riconosce lo stesso giurista toscano, “qualora si togliessero i collegi e si facesse salire la soglia di sbarramento, ovvero si operasse una modifica in senso meno proporzionale. Ma Renzi mi pare convinto che la sua creatura abbia maggiori capacità espansive e non teme uno sbarramento al 3 o al 4 o al 5 per cento. E’ sicuro che possa superarlo, è certo di una progressione”. Così credevano anche Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani alle scorse elezioni ma arrivò la batosta.

I GRUPPI. Italia Viva potrà contare su 25 deputati e 15 senatori. Alla Camera aderiranno: Lucia AnnibaliSara Moretto, Luigi Marattin, Mauro Del Barba, Mattia Mor, Camillo D’Alessandro, Gennaro Migliore, Vito De Filippo, Ivan Scalfarotto, Luciano Nobili, Matteo Colaninno, Lisa Noja, Gianfranco Librandi, Michele Anzaldi, Massimo Ungaro, Raffella Paita, Silvia Fregolent, Marco Di Maio, Maria Elena Boschi, Ettore Rosato, Nicola Care’, Gabriele Toccafondi, Cosimo Ferri, Roberto Giachetti e Maria Chiara Gadda. Al Senato il gruppo si chiamerà Psi-Italia Viva. Oltre a Riccardo Nencini del Partito Socialista Italiano ne faranno parte: Donatella Conzatti (proveniente da Forza Italia), lo stesso Matteo Renzi, la ministra Teresa Bellanova e poi Giuseppe Luigi CuccaLaura Garavini, Eugenio Comincini, Leonardo Grimani, Davide Faraone, Mauro Marini, Daniela Sbrollini, Ernesto Magorno, Francesco Bonifazi, Valeria Sudano, Nadia Ginetti.