La farsa delle commissioni bicamerali. Si riuniscono poco e riempiono di gettoni deputati e senatori

Una manciata di riunioni l'anno, raramente più lunghe di un'ora. Un andazzo che riguarda un po' tutte le Commissioni bicamerali

Solo in questa legislatura se ne contano 60 tra permanenti, bicamerali, speciali e d’inchiesta: 23 a Montecitorio, 21 a Palazzo Madama e 16 bicamerali. Le commissioni costellano l’attività del Parlamento, ma non tutte lavorano agli stessi ritmi. Anzi. Proprio come a scuola, ci sono quelle che si applicano di più sulle materie delle quali sono chiamate a occuparsi e quelle che, al contrario, potrebbero indubbiamente fare meglio. A dirlo non siamo noi ma i numeri pubblicati sui siti Internet delle due Camere, che aiutano fotografare il fenomeno. Prendiamo quelle bicamerali, previste per legge (con composizione mista), e d’inchiesta. Cosa fanno? Quante volte si riuniscono? E soprattutto per quanto tempo? Ad eccezione del Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, e della Vigilanza Rai, che dal 2013 ad oggi sono state convocate per un totale di oltre 700 ore (427 ore e 28 minuti la prima e 273 ore e 28 minuti la seconda), le altre non brillano più di tanto.

Sali e scendi – Per esempio la commissione di vigilanza sull’anagrafe tributaria presieduta da Giacomo Portas (Pd), che tra i suoi compiti ha pure quello di effettuare indagini conoscitive e ricerche sulla gestione dei servizi di accertamento e riscossione dei tributi locali, si è riunita finora 101 volte per un totale di 83 ore e 35 minuti. Una media di 49 minuti e mezzo a seduta. Da inizio anno si contano 9 riunioni per “appena” 7 ore e 50 minuti. Non benissimo, insomma. In questi 4 anni invece i deputati e senatori della commissione per la semplificazione, guidata dal sempiterno Bruno Tabacci (Centro democratico) e chiamata a esprimere pareri sugli schemi di decreti legislativi previsti dalla legge 124/2015, si sono visti 174 volte per un totale di 99 ore e 28 minuti. Una media di 34 minuti a seduta. Come se non bastasse, c’è chi è riuscito a fare peggio. Leggere per credere i dati relativi alla commissione per l’attuazione del federalismo fiscale, al cui vertice c’è Giancarlo Giorgetti (Lega). Una media di circa 29 minuti: 285 sedute durate in tutto 136 ore e 35 minuti. O quelli che riguardano la commissione per le questioni regionali capitanata da Gianpiero D’Alia (Ap): 358 sedute durate 126 ore e 35 minuti, più o meno 21 minuti a volta.

Che affare – Non è finita. Ieri il Fatto ha rivelato come la presidente della commissione per l’infanzia e l’adolescenza, Michela Vittoria Brambilla (FI), preferisca perorare di più la causa animalista che quella dei minori e perciò risulti quasi sempre assente. Così da inizio legislatura la commissione si è riunita 146 volte per un totale di 123 ore e 17 minuti, cioè 50 minuti a seduta, tanto che la vice Sandra Zampa (Pd) ha ammesso che “la Bicamerale andrebbe ripensata per garantire un rapporto più presente con associazioni e garante”. Fra l’altro, queste commissioni non sono a costo zero. Ai presidenti vanno 1.269 euro netti al mese per la Camera (ai vice 317) e 1.267 euro netti per il Senato (ai vice 316). Somme alle quali il Movimento 5 Stelle ha rinunciato.

Twitter: @GiorgioVelardi