La Rai discrimina i sindacati. Altra indagine aperta dall’Agcom. L’istruttoria avviata dopo una denuncia della Cisl. A Viale Mazzini va in onda la guerra tra i confederali

In Rai non verrebbe garantito il pluralismo neppure ai sindacati. C’è chi avrebbe ampio spazio e chi poco e niente. A denunciare tale situazione alla Commissione Vigilanza è stata la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, e l’Agcom, interessata al caso, ha ora aperto un’indagine. Una verifica annunciata con una nota dal presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Angelo Marcello Cardani (nella foto), al presidente della Vigilanza, il senatore Alberto Barachini, informando anche gli onorevoli Michele Anzaldi e Carla Cantone.

IL CASO. La segretaria generale Furlan ha segnalato a novembre la mancanza di pluralismo, sostenendo che soprattutto su Rai 3, veniva data voce a una sola sigla sindacale. Un sos raccolto dalla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza sui servizi radiotelevisivi e subito girato all’Agcom. Il presidente Cardani ha quindi assicurato che, “anche alla luce dei dati di monitoraggio disponibili nell’ambito dell’attività di vigilanza per l’area del pluralismo sociale, gli uffici dell’Autorità si sono già attivati al fine di verificare, in contraddittorio con la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, i dati relativi alla presenza delle diverse sigle sindacali nazionali nei programmi di approfondimento nel periodo oggetto di segnalazione”.

LE DIFFERENZE. Per quanto riguarda i sindacati, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni specifica che in tema di pluralismo sociale, a differenza di quanto avviene per la comunicazione politica, disciplinata dalla legge n. 281/2000, la cosiddetta legge sulla par condicio, “non si rinvengono, tanto nella normativa di rango primario che in quella di rango secondario, specifiche previsioni che impongano obblighi di tipo quantitativo in capo alla concessionaria pubblica”. La normativa impone comunque alla Rai di assicurare “un’adeguata e completa informazione su tutte le tematiche di interesse anche sociale, che caratterizzano l’attualità della cronaca”. Sempre l’Authority, sottolinea poi che il pluralismo sociale, “nell’accezione che deriva da tali norme e dalla giurisprudenza, viene di norma inteso principalmente come pluralismo di argomenti, di temi e di orientamenti che animano la società, temi che non sono nell’esclusiva disponibilità di alcun soggetto”.

Più difficile dunque fissare spazi precisi per le diverse sigle sindacali come invece è previsto per le varie forze politiche. Ma anche per i sindacati il pluralismo è necessario. Proprio il presidente Angelo Marcello Cardani ribadisce infatti che la norma “ricomprende i sindacati nazionali tra i soggetti di rilevante interesse sociale aventi diritto di accesso alla programmazione”. Partendo dalla denuncia della segretaria generale della Cisl e dalla segnalazione fatta dalla Vigilanza, l’Agcom ha così iniziato a indagare e la concessionaria del servizio pubblico televisivo e radiofonico rischia un’altra pesante sanzione.

Il Testo Unico in materia, quello sui servizi di media audiovisivi e radiofonici, del resto stabilisce che il servizio pubblico generale radiotelevisivo garantisce “l’accesso alla programmazione, nei limiti e secondo le modalità indicate dalla legge” in favore dei sindacati. Una previsione ribadita nel contratto di servizio stipulato tra il Ministero dello sviluppo economico e la Rai, per il periodo 2018-2022. Senza contare, per quanto riguarda proprio il pluralismo, i provvedimenti adottati dalla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.