La riforma delle intercettazioni divide il Governo. Salvini spara a zero e invoca una nuova legge bavaglio

Ci risiamo. Si parla di riforma della Giustizia e tutti sembrano d’accordo. Ma appena si nomina il tema delle intercettazioni ecco spuntare i distinguo e le immancabili polemiche. Un copione già visto infinite volte e che ieri ha riproposto lo scontro interno alla maggioranza che sembrava ormai superato. A dare fuoco alle polveri è stato il sempre esuberante ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che ieri sul delicato tema ha letteralmente sparato a zero invocando di fatto una nuova legge bavaglio.

Infatti secondo il leader del Carroccio è giunto il momento di valutare se nella pubblicazione di intercettazioni “ci sono aspetti che riguardano la vita privata delle persone che escono dalla magistratura e finiscono in edicola”. Conversazioni, millanterie e comportamenti non penalmente rilevanti per le quali “dovrebbe finire in galera sia chi le fa uscire dalla Procura sia chi le pubblica sui giornali”.

Parole di fuoco che hanno mandato su tutte le furie il guardasigilli Alfonso Bonafede che ieri, a poche ore dall’inizio del tavolo con al centro proprio il tema degli ormai noti e controversi strumenti d’indagine, ha risposto al collega senza esclusione di colpi. Le intercettazioni, secondo lui, “rimangono uno strumento fondamentale per le indagini e hanno reso possibile la conoscenza di scandali”. Per questo, prosegue il guardasgilli con una pesante stoccata, “limitarle significa portare indietro le lancette della storia”.