La satira si è esercitata su Berlusconi in mille modi diversi e con alterne fortune. Per lunghi tratti lo ha fiaccato e ridicolizzato (dileggiato, come dice lui) minandone la credibilità ma non intaccandone comunque il vasto consenso che per una vasta quota è stato costruito intorno al fenomeno, supposto o reale, della persecuzione. Il Berlusconi “colpito da precoce e ingiusta calvizie” messo in scena da Sabina Guzzanti è però lontano anni luce da quello rappresentato oggi da Maurizio Crozza. Così come assolutamente sorpassato è il “povero Silvio” cui riferiva i suoi strali Antonio Cornacchione. Il Caimano ha rivelato il camaleonte che è in sé: Crozza l’ha colto e restituito nel più fedele dei modi smettendola di declinare gli affettati “mi consenta” e di caricaturare la denuncia dell’oppressione giudiziaria e la minaccia delle sinistre comuniste. Il nuovo Berlusconi tradotto dal comico genovese è irridente e beffardo: spogliato da ogni infingimento politico, esalta la sua smisurata, ma evidentemente giustificata, autoconsiderazione. Che figata!, dice di sé il Berluscrozza, e appare più verosimile che in ogni altra rappresentazione che ne è stata offerta. Irrimediabilmente vincente al di là dei risultati, così è descritto. E forse davvero lo è.
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