Le falle del decreto Salvini. In un anno 50mila irregolari in più. L’abolizione dei permessi umanitari ha creato il caos. Nel 2021 gli extracomunitari in Italia saranno 750mila

Da una parte ci sono gli slogan; dall’altra ci sono i fatti. Difficilmente questi due estremi vanno di pari passo. E così ci troviamo spesso, troppo spesso, a commentare dati che non rispecchiano minimamente quello che è l’immaginario collettivo creato da una certa comunicazione politica. Esattamente questo è accaduto con il decreto Sicurezza su cui tanta campagna elettorale ha fatto Matteo Salvini. Il punto è che, dopo l’operato dell’ex ministro dell’Interno, se è vero che gli sbarchi sono drasticamente diminuiti, si è assistito a un aumento consistente del numero degli stranieri irregolari, dovuto in primo luogo alla soppressione della protezione umanitaria.

Secondo il report stilato da OpenPolis e ActionAid, emerge come proprio la scelta di abolire la protezione umanitaria, nata per l’espressa volontà di contrastare la cosiddetta “emergenza migranti”, contribuirà paradossalmente a crearne un’altra, quella degli irregolari presenti sul nostro territorio: sulla base dei dati emersi finora, il report stima che il numero degli irregolari potrà arrivare a 680mila entro il 2019 e superare i 750mila a gennaio del 2021. L’abolizione della protezione umanitaria si è tradotta infatti nell’aumento immediato della percentuale dei “diniegati” (coloro ai quali viene negato il riconoscimento di una forma di protezione internazionale), che passano dal 67% nel 2018 all’80% nel 2019: in numeri assoluti 80mila persone che rischieranno di essere estromesse dal sistema e destinate ad aggiungersi alla popolazione degli irregolari. Esattamente il contrario di quanto dichiarato e voluto dalla Lega e dal suo Capitano.

I CONTI NON TORNANO. Ma ecco che si giunge, secondo il report, ad un altro clamoroso fallimento. Secondo la nuova normativa, infatti, coloro ai quali è stata respinta in via definitiva la domanda di protezione internazionale dovrebbero essere mandati nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) per essere poi forzatamente riportati nel paese d’origine. “Solo che la capienza dei Cpr ad oggi è di 1.085 posti – per non parlare delle condizioni di trattenimento, spesso segnate da una completa sospensione dei diritti – e la media dei rimpatri annuali non supera le 5.600 unità, in leggera diminuzione nel 2019”, si legge nel rapporto. Ed ecco la conclusione: “Di questo passo, anche nell’ipotesi impossibile di 0 arrivi nei prossimi decenni, occorrerà oltre un secolo e oltre 3,5 miliardi di euro (5.800 euro a rimpatrio secondo Eu Observer) per rimpatriarli tutti”. Numeri clamorosi di cui, ovviamente, Salvini si guarda bene dal parlare.

ZERO TRASPARENZA. Ma non c’è due senza tre. E così a chiudere il cerchio ci sono anche i nuovi bandi di gara, a quanto pare difficilmente comprensibili. Al di là del fatto che sono stati stanziate meno risorse, dal dicembre 2018 all’inizio di agosto del 2019 su 428 contratti d’appalto messi a bando da 89 prefetture, più della metà sono proroghe di contratti in corso, mentre solo 208 sono accordi quadro che hanno seguito i nuovi standard, a volte anche ripetuti, visto che spesso si verifica che la prima gara vada deserta, perché nessuno si presenta. E, infine, la trasparenza dei dati: “A fronte di una spesa di miliardi di euro l’anno, che coinvolge migliaia di amministrazioni e operatori, e oltre 100mila stranieri, non esiste un sistema di informazione e rendicontazione affidabile che ne permetta il monitoraggio”. Insomma, un vero e clamoroso flop. Al di là degli slogan.