Lo staff di Saccomanni in fuga

di Stefano Sansonetti

Chissà, forse l’atmosfera da fine impero si respirava già. Sta di fatto che mentre il ministro dell’economia, Fabrizio Saccomanni, prova a giocarsi le sue carte per rimanere al vertice di via XX Settembre, uomini di primo piano del suo staff sono letteralmente in fuga. Su tutti il suo capo di gabinetto, Daniele Cabras. Ebbene, secondo quanto filtra da Camera e Senato, Cabras sarebbe in pole position per la presidenza dell’Upb, ovvero l’Ufficio parlamentare di bilancio. Parliamo della nuova (e molto discussa) Authority sui conti pubblici, la cui istituzione è una sorta di frutto “avvelenato” del Fiscal Compact e del recepimento del principio del pareggio di bilancio. Dovrà occuparsi di analisi in tema di finanza pubblica , di trasparenza e di sostenibilità del bilancio. In pratica rischia di essere un inutile doppione della Ragioneria della Stato e della Corte dei conti. Ebbene, il termine per fare arrivare le candidature a componente del collegio, che per legge avrà tre membri, è scaduto lo scorso 20 gennaio.
Come anticipato da La Notizia (vedi il numero del 6 febbraio scorso), a quella data era arrivata la bellezza di 104 candidature. Tra queste ci sarebbero anche quelle dell’ex Ragioniere dello Stato, Mario Canzio, del rettore della Ssef (Scuola superiore dell’economia e delle finanze), Giuseppe Pisauro, e dell’ex sottosegretario del ministero dell’economia, Gianfranco Polillo. Per carità, la procedura è ancora in corso. Per individuare i tre componenti dell’Upb, infatti, si dovrà prima riunire un comitato ristretto formato da deputati e senatori delle commissioni bilancio del parlamento. Il quale dovrà estrapolare un elenco di 10 nomi da sottoporre ai presidenti di Senato e Camera, rispettivamente Pietro Grasso e Laura Boldrini, ai quali spetta la scelta finale. Il perimetro delle decisioni, però, sembra già delinearsi con una certa nettezza.
Di sicuro fa un certo effetto vedere che tra le candidature c’è quella di Cabras, attuale capo di gabinetto di Saccomanni. Il quale, naturalmente, deve aver fatto pervenire la sua candidatura entro il 20 gennaio scorso, quando formalmente il governo Letta era ancora in sella. Già si sentiva, a quella data, puzza di bruciato? Difficile dirlo, ma più di un dubbio rimane. Poche incertezze, invece, sul fatto che tutte le candidature pervenute si giustificano con i succulenti stipendi messi in palio all’Upb. Il presidente, infatti, incasserà la stesso emolumento del numero uno dell’Antitrust, ovvero 301 mila euro. Ai due membri, invece, spetteranno 241 mila euro. Il tutto per una struttura che peserà sulle tasche dei contribuenti per 6 milioni di euro l’anno. E proprio nello staff di struttura, a quanto filtra, Cabras sarebbe intenzionato a portarsi Luigi Caso, attuale capo dell’ufficio legislativo del Mef.

Twitter: @SSansonetti