Niente bocciatura dalla Consulta. Lo spazzacorrotti va solo corretto. Per i giudici la parte della retroattività è illegittima. Ma la legge resta applicabile ai nuovi procedimenti

Stai a vedere che qualcuno proverà a dipingere la decisione della Consulta sullo Spazzacorrotti come una sonora bocciatura del guardasigilli Alfonso Bonafede. Peccato che quanto sostenuto ieri dai giudici della Corte Costituzionale, più che un sonoro ceffone all’indirizzo del ministro sembra un richiamo a rivedere non di certo l’intera legge, come qualcuno in queste ore sta cercando di sostenere, ma solo la parte relativa alla sua retroattività che, appunto, è stata giudicata illegittima. Questo perché è incompatibile con l’articolo 25 della Costituzione che prevede che “nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso”.

Può sembrare un dettaglio ma, tradotto in fatti concreti, significa che lo Spazzacorrotti continua e continuerà a funzionare per tutti i reati commessi successivamente alla sua entrata in vigore. Inutile girarci intorno, si tratta comunque di una battuta d’arresto per la norma epocale con cui l’allora governo gialloverde ha provato a porre un freno alla dilagante corruzione italiana. Ma non è affatto una totale bocciatura. Del resto che sarebbe andata a finire così era apparso chiaro già martedì quando sulla vicenda, sollevata da nove tribunali di sorveglianza sparsi per tutta la penisola, lo stesso avvocato dello Stato Massimo Giannuzzi che rappresenta la presidenza del Consiglio davanti alla Consulta ha chiesto di non applicare retroattivamente l’articolo che limita la concessione dei benefici penitenziari ai condannati per alcuni reati contro la pubblica amministrazione.

In altre parole lo stesso Governo ha capito che c’è qualcosa da rivedere nella norma diventata, ormai da mesi, un principio cardine della nostra giurisprudenza. Un fatto, questo, per il quale coloro che hanno fatto ricorso contro l’ingresso in carcere dopo una sentenza definitiva, in questi ultimi mesi si sono sempre visti respingere l’istanza dai giudici di turno. È successo prima a Roberto Formigoni in seguito finito ai domiciliari, poi agli imputati del Mondo di mezzo e ad una lunga serie di casi simili.

BOTTA E RISPOSTA. Subito dopo la decisione della Consulta, a commentare è stato il leader di Italia Viva Matteo Renzi con un post al vetriolo su Twitter: “La Legge Bonafede viene giudicata incostituzionale dalla Suprema Corte, nel primo ricorso discusso oggi. Il giustizialismo può essere approvato in Parlamento ma poi viene bocciato in Corte Costituzionale. Non è che l’inizio. Chi ha orecchi per intendere intenda #Prescrizione”. A spiegare come stanno le cose, è stato Bonafede che poco dopo ha spiegato: “Rispetto la sentenza della Corte e aspetto di leggere le motivazioni” ma “dal comunicato si evince che la Consulta chiarisce come una parte della legge, che riguarda l’irrigidimento dell’accesso ai benefici penitenziari, non può essere applicata retroattivamente. Voglio però chiarire che non c’era una norma della legge Spazzacorrotti che diceva che si doveva applicare retroattivamente, quella era una interpretazione che facevano i giudici, c’era un indirizzo giurisprudenziale su cui adesso la Corte interviene”.