No ai capi mafia in libera uscita. Una nuova legge sull’ergastolo ostativo. Parla Morra, presidente della Commissione Antimafia: “La sentenza della Consulta non può favorire i clan”

Alla luce dell’arresto di Antonello Nicosia, esponente dei Radicali e collaboratore della deputata Pina Occhionero di Italia Viva, torna a farsi ancor più assillante il sospetto che lo stop all’ergastolo ostativo dato dalla Consulta possa spuntare pericolosamente le armi nella lotta alle mafie. Difficile infatti non pensare che se già oggi i boss in carcere riescono addirittura a sfruttare il braccio destro di una parlamentare per mandare messaggi all’esterno e proseguire nei loro affari criminali, sia per loro ancor più semplice gestire il potere una volta che avranno la possibilità di godere di permessi premio e altri benefici anche se decidono di non collaborare con la giustizia. Ne parla Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia: “La sentenza della Consulta non può favorire i clan”.

Presidente Nicola Morra, visto anche quanto accaduto in Sicilia, e considerando che ha assicurato come antimafia di essere alla ricerca di una soluzione, cosa intende fare esattamente?
Le anticipo che in queste ore, al massimo domani (oggi per chi legge ndr), contatterò i capigruppo della maggioranza e poi, se ci sarà accordo come mi auguro, coinvolgerò anche gli altri in antimafia e non solo, per ragionare della possibilità di avanzare come Parlamento, in maniera compatta e unanime, la proposta di un articolato di legge che dia risposta al problema sollevato dalla Consulta, tenendo conto che noi abbiamo il dovere-diritto di impedire che i sodalizi mafiosi possano usare la teoria dei diritti umani, ineccepibile, a loro esclusivo vantaggio. Dobbiamo avere la capacità di coniugare il rispetto dei diritti della persona, anche se detenuta, con quello dei diritti della comunità e dei cittadini tutti, che debbono avere dallo Stato tutela e non semplicemente promesse. Giacché il mafioso, come ricordava Tommaso Buscetta, è tale fino alla morte, a meno che non decida di collaborare, lo Stato ha la necessità di ricordarci queste parole per tornare sulle premiale, i benefici che la legge Gozzini riconosce dal 1986 a tutti i detenuti purché rispettino il codice di buona condotta. La collaborazione viene intesa come il passaggio dal fronte mafioso a quello dello Stato democratico e di diritto e occorre tenere conto di tutti questi aspetti per elaborare un articolato di legge rispettoso della carta costituzionale ma anche dei diritti della comunità. Mi lasci anche aggiungere che proprio per quanto appreso questa mattina è auspicabile che tutti i parlamentari che effettuano visite negli istituti di pena controllino con molta attenzione chi gli sta intorno, perché voglio sperare e augurarmi che vi sia stata solo inconsapevolezza da parte della deputata in questione.

Sull’accaduto farete degli approfondimenti?
Se ne ragionerà nel prossimo ufficio di presidenza. Non è certa l’audizione dei soggetti coinvolti, ma di certo rifletteremo e se necessario procederemo a esaminare il materale della Dda di Palermo e audiremo quantomeno la deputata.

Ritiene dunque possibile una soluzione al problema dell’ergastolo ostativo?
La dobbiamo trovare. Stiamo già lavorando con con esperti di diritto penale e consulenti della commissione antimafia al fine di evitare uno scenario che sarebbe solo e soltanto devastante, perché delle premiali potranno avvalersi tanti soggetti e soggetti con un passato mafioso assai assai importante.

Non si poteva intervenire prima della sentenza della Consulta?
Certo che si sarebbe potuto intervenire. Le forze di governo hanno deciso di non farlo, volendo rispettare la Consulta, che al suo interno è risultata divisa. Forse c’era anche la speranza di una determinazione di altro tipo. Ora però occorre pensare al presente e al futuro, non al passato.